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Condannato a vincere. Perché l’impressione è che se venerdì col Lecce dovesse arrivare un nuovo inciampo, la stagione fiorentina di...
Condannato a vincere. Perché l’impressione è che se venerdì col Lecce dovesse arrivare un nuovo inciampo, la stagione fiorentina di Raffaele Palladino potrebbe chiudersi in anticipo rispetto al preventivato. Un esonero che a oggi nessuno vorrebbe ma che diverrebbe nelle cose di fronte a una nuova debacle. Condannato dunque a vincere, Palladino. Di nuovo. Non è la prima volta che ciò accade in questa stagione viola di alti e bassi clamorosi senza mai una terra di mezzo a consegnare tranquillità. Anche a inizio ottobre, alla vigilia della gara con il Milan, Palladino sembrò a un passo dall’esonero. Su quella linea di confine ce lo avevano condotto i pareggi scialbi con Venezia e Monza e una gara a Empoli dove le idee di gioco erano state rare come Gronchi rosa. Poi, col Milan, le parate di de Gea e il gol letale di Gudmundsson corressero la deriva, facendo imboccare alla squadra la striscia esaltante delle 8 vittorie consecutive.
Quando però tutto sembrava in discesa, arrivarono le nuove difficoltà del post Bove, e dunque le sconfitte con Bologna, Udinese e Napoli, fino alla pagina buissima di Monza. Così, alla vigilia della trasferta con la Lazio, Palladino sembrò di nuovo un tecnico sul crinale dell’esonero, salvato un’altra volta da una gara maiuscola di fluidità e trincea risorgimentale. Sarà di nuovo così anche venerdì col Lecce? Chissà Suggerisce infatti Gosens che la Fiorentina dia il suo meglio nelle difficoltà e dunque la situazione di oggi da dentro o fuori potrebbe in qualche modo aiutare Palladino. Ma l’impressione è che stavolta per lui serva qualcosa di più. Vincere ma anche convincere mostrando una propria idea definita di calcio. Perché ciò che oggi ha rimesso il mister sul banco degli imputati non sono solo le due sconfitte dolorose, ma il modo con le quali queste sono arrivate.
La squadra viola non ha quasi mai visto palla con il Como palleggiatore di Fabregas, e poi non è mai riuscita a essere dominante col Verona attendista di Baroni. Insomma: pur con due avversari completamente diversi per filosofia di gioco, la Fiorentina è riuscita ad essere ugualmente impalpabile, incapace di esprimere un’identità. Una squadra che, per scelta, ha rinunciato al possesso ma, allo stesso tempo, non riesce neppure a giocare di ripartenza, come dimostra lo spettrale secondo tempo col Verona senza un solo tiro in porta. Per questo adesso la Fiorentina palladiniana non ha alternative: condannata a vincere col Lecce artigianale di mastro Corvino, provando di pari a convincere l’ambiente su una propria identità ritrovata. Con la speranza che l’allenatore viola, come già col Milan e poi con la Lazio, abbia ancora visione, motivazione, energia e pure buona sorte per tirare fuori la squadra da questa stagnazione di risultati e di gioco. Nel caso contrario, il tempo per cambiare la deriva sarebbe stretto, strettissimo, e dopo venerdì rischierebbe di essere quasi terminato.
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