La costruzione di un amore è una bellissima canzone di Ivano Fossati. La ricostruzione della Fiorentina è una dolcissima storia autunnale firmata da Raffaele Palladino. In questo inizio di novembre che sembra fine estate, il vero racconto di questo momento fatto di belle emozioni davanti a una classifica che quasi non ci credi, sarebbe proprio quello che cerca di mettere insieme i pezzi di un cammino prima incerto e poi deciso come non mai. Storie di calcio che troppo spesso finiscono sottotraccia, perché esiste un esiste un modello standard che spesso evita di affondare troppo in profondità. Il messaggio social arriva subito, è un lampo.
E invece provare a comprendere questo strappo in avanti così violento della Fiorentina forse merita qualcosa di più di uno slogan e della semplice idea che passare da una difesa a tre a uno a quattro abbia segnato il passo decisivo di questa evoluzione. Anche se un po’, come noto, il suo peso questo cambio tattico lo ha avuto. Ma prima di questo c’era una situazione decisamente particolare. Si trattava di ricominciare quasi da zero. Nuovo allenatore, nuovi principi tattici, nuovi giocatori, nuove gerarchie nel gruppo, quello che va miscelato sia dal punto di vista tecnico che da quello emotivo. Il campionato iniziato in mezzo al mercato non aiuta nessuno, tanto meno un tecnico appena arrivato e con un’esperienza abbastanza limitata. Ma anche il primo Montella non aveva alle spalle un curriculum di allenatore denso di esperienze. Insomma, Pradè, tornato a fare mercato in prima persona, quella Fiorentina azzerata e ripartita da Moena l’ha usata come riferimento, come tutte le differenze del caso. Non puoi fare follie? Bene, ti vai a prendere uomini in cui credi messi in disparte nelle loro società. Con Gilardino, in altri tempi e con altri dirigenti, andò così. Con Pizarro, nei giorni di Montella, anche. E non solo. Adli, Cataldi e Bove questo sono. Pagamento posticipato, contributo immediato. Vuoi che non serva tempo per capire e organizzare una squadra? Certo, è vero: qualche dubbio su Kean era lecito, anche superman De Gea era una scommessa per il suo anno di stop.
Ma la Fiorentina ci ha puntato e stavolta ha vinto, facendo dimenticare cento centravanti sbagliati e nomi di portieri andati e partiti a stretto giro. Ma è stato trovare l’alchimia giusta il vero lavoro del tecnico, che non poteva non provare a dare una possibilità al vecchio capitano in un ruolo nuovo. Operazione fallita, come la difesa a tre. Nello spogliatoio si è discusso, ragionato sulle opzioni migliori. E dal confronto costruttivo è nato un gruppo nuovo e soprattutto vero, quello che sta stupendo il calcio italiano per gol, carattere, voglia di prendere tutto quello che può. Questa squadra ha alle spalle una piccola storia importante, il desiderio di tutti è che questo sia solo l’inizio di una storia ancora più grande.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su