Il giorno dopo si è parlato poco di quel che è accaduto in campo e molto di quel che sarebbe dovuto accadere per rinviare la partita. Fiorentina-Juventus porta con sé una serie di strascichi. Se quelli tecnici saranno analizzati da Vincenzo Italiano, resta da chiarire la dinamica che ha portato allo svolgimento della gara. In primis la posizione della Fiorentina.
Premessa. Il club viola ha fatto di tutto per provare a rinviare la partita già da venerdì sera, schierandosi di fatto fin dalla prima ora con la richiesta della Curva Fiesole. Il dg Barone si è mosso per cercare di ottenere una sponda favorevole dalla Lega Serie A, che a sua volta ha però rinviato tutto a Prefettura e Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive. Nella giornata di sabato l’Osservatorio ha valutato che sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza non ricorressero i motivi per disporre il rinvio della partita.
Inoltre, per lo svolgimento della gara erano state destinate risorse delle forze dell’ordine non sottratte da quelle impegnate nelle attività di soccorso alla popolazione colpita dall’alluvione. Per questi motivi la Lega (che di base è restia a rinviare le partite, non lo fece nemmeno per le alluvioni in Emilia Romagna) non ha avuto niente in mano per bloccare Fiorentina-Juventus. Al club viola era rimasta solo la possibilità di non presentarsi in campo, perdendo la partita 0-3 a tavolino e andando incontro a una penalizzazione in classifica.
Fin qui i passaggi tecnici, senz’altro applicati alla lettera ma senza troppo buon senso. La Fiorentina sapeva bene che le condizioni per giocare ci sarebbero state. Il club ne ha fatto fin da subito una questione morale (andando oltre il calendario intasato, la partita sarebbe stata recuperata probabilmente a febbraio), che però non trova spazio nel protocollo da applicare in questi casi. Un’occasione persa per essere un po’ più empatici con i tifosi e meno schiavi dei diritti tv.
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