
di Riccardo Galli
Le foto, ben ordinate, spesso autografate, appese alle pareti, sono un film che racconta veloce la storia del Motomondiale. C’è Valentino Rossi ancora ragazzino, ci sono Marco Lucchinelli, Randy Mamola e Luca Cadalora. E poi Capirossi, Agostini e ovviamente Barry Sheene.
"Lui, campione del mondo nelle 500 per due anni di fila, fece una cosa incredile". E mentre Leandro Becheroni racconta che cosa "mi combinò Sheene", ha gli occhi che gli brillano.
"Venne a cena qui, con la sua Rolls Royce. In macchina c’erano il suo babbo, la sua mamma e Stefany, che poi era la sua donna. La donna più bella del paddock... Provi a immaginare: veder arrivare qui in campagna, poco fuori Calenzano, una Rolls, guidata dal numero uno del Motomondiale, con la targa personalizzata BRS7, il 7 era il numero di Barry... Roba da matti". Sì, proprio così. Ovunque, sarebbe stata una storia pazza, figuriamoci a Calenzano, ma non per quel ’covo’ del motociclismo che sono "I tre alberi", il ristorante della famiglia Becheroni (fondato da mamma Laura Balloni e babbo Remo, con il ciclismo nel sangue), dove Leandro, ex e fortissimo pilota, corre fra i tavoli e si è beccato il soprannome – più che gradito – di "cameriere a 300 all’ora".
Mille le storie che Leandro si è portato dietro da quella vita di tutta di corsa. Amicizie, sfide, ricordi e ancora adesso cene e ritrovi "con quei ragazzi della MotoGp".
"Qui – racconta Becheroni –, ogni anno, il venerdì del Motomondiale al Mugello, vengono a cena in tanti dal paddock. Capirossi, Reggiani, Cadalora, Graziano Rossi... Organizza tutto da sempre Michele Verrini e con lui c’è Alessandro Salati e purtroppo, alla prossima occasione non ci sarà più Daniele Zubbolini. Colpa del Covid".
"Il piatto forte della cena del Motomondiale? – riprende –. Se lo chiede a loro la risposta sarà per tutti la stessa: il ’gallettino’".
Già, Graziano Rossi. Il babbo di Vale ("anche Valentino è stato a cena qui un paio di volte"). Ed è questo lo spunto, dopo la Rolls di Sheene, che spinge Becheroni a snocciolare un’altra storia. Tutta da ascoltare.
"Siamo stati nello stesso team, nel 1978. Il team era quello di Gallina. La moto, una Suzuki. Raporto vero quello con Graziano, ma quando lo rivedo rivale e non compagno di team non potrò mai dimenticare una foto che mi fa ancora male: il risultato alla 200 miglia di Imola, nell’82. Fu una battaglia di 320 km. Io arrivai quarto, con lui sul podio, terzo. Ma sa per quanto ho perso il risultato su Rossi? Due secondi... appena due secondi dopo aver percorso 320 km. Ancora non me ne faccio una ragione".
I ricordi accompagnano le emozioni di Becheroni. Emozioni uniche. "Come quella volta che Agostini, ormai ospite del paddock e non più protagonista in pista, venne da me, in attesa del Gp del Mugello".
"Al mattino – racconta – avrebbe dovuto raggiungere il circuito con uno scooter che gli avevo fatto avere per evitare il traffico. Ma lo scooter non partiva. Gli dissi: andiamo su con la mia moto, una MV F4 312... Ok, andiamo, mi rispose, ma voleva essere... passeggero. No, no, gli dissi: io che guido una moto e Agostini che sta dietro? Non esiste. Sorrise e la guidò lui... La Leggenda che porta me e la mia MV al Mugello: stupendo, no?"
Altro che. Ci vorrebbero una, due, tre serate e altrettanti ’gallettini’ per mettere insieme tutta la storia che unisce Becheroni al motociclismo. E ne sa qualcosa Alessandro Gramigni che... "Ale è il mio pupillo. E’ cresciuto qui, con me. E’ partito con una Honda nel 1987, era una ragazzino e quel ragazzino nel 1992 è diventato campione del Mondo della 125 con Aprilia. Una storia bellissima. Quando rientrammo a Calenzano con la coppa... in paese non si passava. Erano tutti in strada, in piazza...".
Era il 1992 ma sembra davvero ieri, fra quei tavoli da trattoria di provincia, quelle foto appese alle pareti e i mille ricordi con cui Becheroni rilegge con orgoglio la storia del motociclismo. La sua storia.