
Il 28 giugno 1975, giusto 47 anni fa, la Fiorentina si trova in una situazione curiosa: è in finale di Coppa Italia contro il Milan (dopo aver superato due gironi eliminatori), ma l’allenatore di quella stagione (Rocco) è andato via subito dopo la fine del campionato e quello già designato per il futuro (Mazzone) ancora non è in carica. Così, tocca a Mario Mazzoni (allenatore in seconda) guidare la squadra verso il suo quarto successo in Coppa Italia. E non si tratta di una guida qualsiasi, perché Mazzoni va considerato come uno dei monumenti della storia della Fiorentina, eppure mai abbastanza celebrato. Quella finale è rocambolesca ed emozionante. All’Olimpico di Roma i viola vanno in vantaggio al 14’ con Casarsa, poi il pareggio di Bigon (20’), quindi il nuovo vantaggio viola con Guerini (54’) e a fare da guastafeste è un grande ex come Luciano Chiarugi che pareggia al 65’. La finale è decisa da Rosi (entrato al posto di Lelj che si è infortunato un minuto dopo aver sostituito Beatrice) con il 3-2 segnato al 67’. Al 90° può partire la festa per un nuovo trofeo che arriva nove anni dopo la precedente vittoria in Coppa Italia, quella della Fiorentina ”yé-yé“. Mazzoni, schivo e modesto, abituato a lavorare dietro le quinte, ovviamente si schermisce e nega i suoi meriti in questo successo: "La coppa l’hanno vinta i ragazzi, non io". E’ altrettanto ovvio che non sia così e che Mazzoni metta del suo nella preparazione della partita. Anche perché molti di quei ragazzi che alzano al cielo la Coppa Italia sono stati allevati alla scuola di Mazzoni, così come alcuni dei campioni d’Italia del 1968-69. Con lui e grazie ai suoi consigli sono cresciuti tantissimi giovani viola destinati a diventare ottimi giocatori come Esposito, Merlo, Orlandini, Galdiolo, Caso, Casarsa, Roggi, Guerini, lo stesso Antognoni solo per citarne alcuni.
Così, l’inaspettata occasione per essere, una volta tanto, in primo piano è pienamente meritata da questo maestro di calcio e di vita che ha scritto belle pagine nella storia della Fiorentina. Sempre nell’ombra a fare un lavoro prezioso (soprattutto nelle giovanili), ma sempre pronto e a disposizione quando la prima squadra ha bisogno di lui. Non solo in quel 28 giugno 1975, ma anche nella stagione 1977-78 quando viene chiamato al posto di Carlo Mazzone in una stagione molto critica.
Mazzoni accetta controvoglia, non può dire di no alla sua Fiorentina, ma resiste per cinque partite (due vittorie e tre sconfitte): troppo stress, troppa sofferenza in un campionato in cui i viola rischiano di retrocedere. Lo sostituisce Beppe Chiappella che porterà a termine (con sofferenza) la missione salvezza. Ma anche in questa impresa c’è l’impronta di Mazzoni, monumento viola.