
Fondamentali le giuste distanze fra i reparti. E Dodo ora potrebbe riposare
Nell’imprevedibile sbalzo di umore all’interno di una singola partita – che si ripete ormai da tempo – Palladino sta cercando di trovare una quadra tattica che possa evitare alla Fiorentina di andare in un’altalena di prestazioni. Incontrollabili. O meglio, difficilmente codificabili. Restando al concreto, il 3-4-3 disegnato nell’ultimo scampolo di partita a Napoli ha lasciato buone sensazioni. Non sarà una vera rottura col passato, per due motivi. Il primo è che la difesa a tre rimarrà: anche se con un cambio di modulo, la nuova versione viola continuerà ad avere un giocatore che si muove tra le linee per vie centrali, agendo da interno: Fagioli. E poi c’è la questione alternative, perché il 3-5-2 rimarrà comunque come sistema di gioco da cui attingere a piene mani.
Non solo: a Folorunsho il compito di prendere il posto di Dodo (apparso a corto di fiato) come quarto di centrocampo, ideale per sostenere la mediana e permettere al reparto di non rimanere a ’due’ per la presenza di Gosens. Al tedesco può essere lasciata la libertà di attaccare con continuità partendo più avanti rispetto al 4-2-3-1, dove doveva coprire tutta la fascia. Ma questi sono dettagli, direbbe Palladino, che più dei moduli preferisce disegnare le giuste distanze e una squadra che dovrebbe funzionare con equilibrio. Non sembrano dettagli, però, pensando che in attacco è mancata la superiorità di opzioni diverse da quando Kean ha attirato su di se tutte le attenzioni possibili dei difensori avversari.
L’aggiustamento del modulo dipende da questo e impone in teoria il sacrificio di Fagioli, chiamato a fare il mediano più che l’ispiratore fra le linee, il medesimo Fagioli può diventare però a partita in corso – già successo – un equilibratore dei piani alti se un compagno lo copre: ecco l’importanza di Folorunsho. Dodo permettendo.
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