ANDREA GIANNATTASIO
Sport

Tutto il viola di Rubino. "Questa maglia è la vita. E tornerò anche in curva»

Intervista al giovane che vola con la Primavera e ha debuttato in prima squadra "Nello spogliatoio c’è appesa la pagina del vostro giornale per lo scudetto ’83".

Intervista al giovane che vola con la Primavera e ha debuttato in prima squadra "Nello spogliatoio c’è appesa la pagina del vostro giornale per lo scudetto ’83".

Intervista al giovane che vola con la Primavera e ha debuttato in prima squadra "Nello spogliatoio c’è appesa la pagina del vostro giornale per lo scudetto ’83".

Non ha dubbi, Tommaso Rubino, su quale sia la miglior stagione delle undici fin qui vissute con la maglia viola sulle spalle: "Questa, non c’è paragone con le altre" racconta il classe 2006, stella della Fiorentina Primavera che, grazie a un suo gol, ha raggiunto il primo posto in classifica superando in trasferta la Roma: "Niente a che vedere nemmeno coi 30 gol che ho segnato due anni fa in Under-17".

E anche lì, guarda caso, l’allenatore era Galloppa: è la persona che le ha cambiato la vita?

"Sì, glielo ripeto tutti i giorni. Per me è stato fondamentale e gli voglio un sacco di bene. Sarò per sempre legato a lui, qualsiasi strada un giorno dovremmo prendere".

Il cognome che porta sulle spalle è di quelli impegnativi: fin qui è stato più uno stimolo o un peso?

"Si riferisce a mio padre, immagino. Be’, lui non mi ha mai messo pressione, anzi: mi ha sempre lasciato libero di esprimermi e per questo devo solo dirgli grazie".

Si è mai messo a riguardare qualche video delle sue partite?

"Eccome, anche se a lui non piace rivedersi. A me invece affascina studiarlo".

Quanto lavoro c’è dietro al primo posto che avete ottenuto col successo di lunedì?

"A Roma l’ho decisa io ma dietro c’è stato un lavoro di squadra impressionante. È un primato meritato perché ci sono stati momenti in stagione in cui potevamo cadere ma siamo sempre rimasti uniti. Adesso che però siamo in testa avremo più pressioni".

Lo scudetto Primavera qui manca dal 1983, lo sapeva?

"Sì, abbiamo affisso nello spogliatoio la prima pagina del vostro giornale che celebrava quel trofeo. Ad ora l’obiettivo è arrivare alle finali ma… non voglio dire altro, anche se avete già capito".

Chiarissimo. Anche perché per lei la maglia viola non è come le altre.

"È passione, vita. E per questo devo dire grazie a mio nonno, che anche quando vivevo a Novara (dove giocava il padre Raffaele, ndr) mi ha sempre trasmesso il suo amore per questi colori. E infatti quando sono tornato a vivere qui, ho iniziato ad andare allo stadio, in Fiesole".

Sente un po’ la mancanza dei gradoni della curva?

"Un sacco. Ci andavo fino all’anno scorso ma con Martinelli e Harder abbiamo già deciso che appena ci sarà occasione ci torneremo: troppo bello stare in quella bolgia".

Qual è, da tifoso, la gara che porta nel cuore?

"Vi stupirò: dico l’ultimo match al Franchi con l’Inter, che ho visto dalla panchina: ho vissuto un’emozione che poche altre volte in vita mia ho provato".

A Genova, però, passò al campo: se ci ripensa, cosa le passa per la testa?

"Non ci credo ancora. Appena il mister mi disse di entrare, mi sentii ghiacciare ma poi azzerato le emozioni e ho dato tutto. Ringrazierò per sempre mister Palladino per quell’opportunità: è una persona unica, che mi ha fatto migliorare tanto".

Andrea Giannattasio

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