
Aldo Cursano e Franco Marinoni
Firenze, 26 marzo 2024 - È un terziario con il fiato sospeso, quello che emerge dall’ultima indagine condotta da Format Research per Confcommercio Toscana, per tracciare un consuntivo del 2023. Un settore che in Toscana rappresenta il 66% delle oltre 281mila aziende extra agricole attive a livello regionale. Nel confronto 2023-2022 è leggermente aumentato il numero delle nuove imprese iscritte agli elenchi camerali (+ 7.243 nel 2023, erano +6.991 nel 2022), ma è aumentato anche quello delle cessazioni (15.521 nel 2023, contro le 12.644 del 2022). La natimortalità presenta dunque un saldo negativo in peggioramento rispetto al 2022 (-8.278, erano -5.653 nel 2022). Il comparto più in difficolta è quello del commercio, che in un anno ha registrato a livello regionale un saldo negativo di 4.378 imprese.
Sul versante dell’occupazione, si registra un lieve decremento nel secondo semestre 2023, con una previsione di stabilità nella prima metà del 2024.“Le imprese toscane stanno provando a reagire con tutte le loro forze ma i segnali della crisi ci sono: diminuisce il saldo tra aziende nuove nate e cessate, si riducono ricavi e occupazione, cala ovviamente la fiducia”, riassume il direttore generale di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. Ma a preoccupare è anche la difficoltà a far fronte al proprio fabbisogno finanziario e, allo stesso tempo, a ricorrere agli istituti di credito. "E' la naturale conseguenza della contrazione dei ricavi. Eppure, sarebbe il momento di spingere gli investimenti nella formazione, nell’innovazione, nelle nuove tecnologie, soprattutto per le piccole e piccolissime imprese che più delle altre faticano a rincorrere la modernità” aggiunge il presidente Aldo Cursano.
L’indagine condotta da Format Research ha poi dedicato un focus dettagliato al rapporto tra il terziario e il credito. La percentuale di imprese che ha effettuato domanda di credito è in lieve flessione. Tra queste, il 64% circa ha visto interamente accolta la richiesta, il 10,6% accolta in misura inferiore, il 7% non accolta.
Per ottenere credito, otto imprenditori su 10 (84%) si sono rivolti direttamente alla propria banca principale di riferimento, nel 48% di casi per affrontare investimenti a medio-lungo termine e nel 35% per esigenze di liquidità. Le più propense agli investimenti sono le imprese del turismo (84,1% delle domande di credito), seguite a lunga distanza da quelle dei servizi e del commercio. Per tutti, lo strumento Confidi si è rivelato utile per ottenere il credito più rapidamente e a costi inferiori. Quasi quattro imprese toscane del terziario su 10 (36,7%) sono poi ricorse alle agevolazioni pubbliche per ottenere un finanziamento. Nel dettaglio, il 26,7% è ricorso al fondo di garanzia per le PMI, il 10,7% a contributi pubblici e l’1,6% alla moratoria dei debiti. Distinguendo per macrosettore, le imprese che hanno maggiormente sfruttato l’opzione delle agevolazioni pubbliche sono quelle dei servizi, che sono ricorse soprattutto a contributi pubblici (32,1%). Le imprese del commercio e dei servizi, invece, hanno fatto ricorso in particolare al fondo di garanzia per le PMI (rispettivamente 28,5% e 27,4%). Oltre la metà delle imprese che hanno ottenuto un finanziamento ha incontrato delle difficoltà. La conseguenza principale è stata un maggior indebitamento bancario (29,9%), seguita dalla difficoltà di evadere i pagamenti (18,4%) e una riduzione/rinuncia nel realizzare gli investimenti programmati (5,9%). L’aumento del costo del credito ha creato problemi soprattutto nel comparto del commercio. Tra le conseguenze negative è stata segnalata anche la difficoltà nell’assumere nuovo personale (per il 7,8% delle imprese dei servizi).