Firenze, 16 novembre 2020 – Il 17 novembre è la ‘Giornata Mondiale della Prematurità’, istituita per richiamare l’attenzione sul delicato tema. In Italia sono più di 30.000 i bambini nati ogni anno prematuri, ovvero prima della trentasettesima settimana, cioè prima del nono mese di gravidanza. Si tratta di bimbi ad alto rischio di complicazioni dopo la nascita, perché maggiormente vulnerabili rispetto ai nati a termine. Anche in tempo di pandemia da Covid-19 in Italia molte sono le iniziative volte a sensibilizzare e accrescere la consapevolezza sul problema delle nascite premature. Nella nostra città due porte si coloreranno di viola: Porta Romana e Porta alla Croce.
Nel corso degli ultimi decenni c’è stata un’evoluzione nella cura del bambino nato pretermine e insieme ai progressi della medicina si è assistito anche ad una sempre maggior attenzione per un trattamento che assicurasse benefici nella crescita e nell’equilibrio psicologico del bambino, oltre che assistenza alla sua famiglia. Sempre di più si è avvertita l’importanza della vicinanza del genitore al bambino nel reparto, per l’effetto benefico che questa comporta a breve e a lungo termine, e si sta anche affermando la consapevolezza della necessità di una presenza costante dello psicologo come prezioso sostegno ai genitori dei bimbi pretermine che si trovano a vivere un’esperienza inaspettata e gravosa: sostegno che ancora oggi stenta nei reparti ad essere presente, talvolta solo grazie all’impegno di associazioni di genitori e cittadini. Questo periodo di pandemia, oltre che ai medici e agli operatori sanitari, rende più difficile la già dura situazione anche alle famiglie dei prematuri in ospedale, in particolare per il problema della presenza nei reparti. La SIN (Società Italiana di Neonatologia) è intervenuta al riguardo precisando che la vicinanza dei genitori nei reparti di terapia intensiva neonatale è vitale per i bambini e deve essere garantita anche in questo periodo di grave emergenza sanitaria.
In fondo essere prematuro significa dover prima degli altri iniziare la ‘battaglia del vivere’, ma chi supererà questo primo combattimento porterà con sé importanti ferite che lo faranno essere migliore, spesso con una sensibilità e una forza di volontà, un amore per la vita che accompagnerà il suo cammino e trasmetterà anche agli altri. A tal proposito, mi piace ricordare le parole del grande scrittore Giuseppe Pontiggia che scriveva che questi bambini nascono due volte: devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile e la seconda dipende dai genitori, da quello che sapranno dare. Il percorso sarà più tormentato… ma alla fine sarà una rinascita.