{{IMG_SX}} Grosseto, 2 aprile 2009 - “Non avevo mica tante scelte: anzi la linea era una ed una sola, fortunatamente quella più adatta al mio carattere”. Se lo ricorda bene, Salvatore Calabretta, quell’otto novembre 2005, quando, da direttore amministrativo a Careggi, venne nominato direttore generale dell’Asl maremmana. Succedeva a Giuseppe Ricci, un tipo deciso che aveva le sue idee ed era andato avanti risoluto finendo però per urtare contro ostacoli insormontabili.”Sminamento” è il termine che Calabretta usa. ”E sì — dice — bisognava procedere alla creazione di condizioni di collaborazione, riguadagnare le istituzioni rendendole partecipi. Mi è stato di grande aiuto l’insegnamento che ho avuto a Careggi dal mio ex direttore Andrea Des Dorides, uno che predicava continuamente la teoria della collaborazione nella distinzione dei ruoli”.
E lei lo ha fatto? “Per carattere non avrei potuto fare diversamente. In questo sono stato fortunato“ Ed i risultati? ”Non è stato facile ma piano piano sono arrivati. Posso fare l’esempio del Pal, il piano che ha riorganizzato la sanità grossetana. Lo abbiamo realizzato con il contributo di tutti e anche ovviamente nel rispetto delle reciproche funzioni. I sindaci hanno avanzato proposte, ci sono state anche divergenze ma alla fine abbiamo potuto produrre un progetto operativo che ha avuto il riconoscimento, almeno per la qualità e la serietà, e l’impegno di tutti a realizzarlo. C’è ancora da lavorare ma le prime pietre sono state poste. Anzi me li lasci ringraziare, i sindaci. Nel momento in cui lascio Grosseto sento il bisogno di farlo: sono stati preziosi interlocutori ed anche utili alleati“.
Quindi un ottimo rapporto con la politica. Ma davvero senza mai interferenze? ”Le dirò una cosa, l’unica indicazione forte, per esempio dalla Regione, è stata quella per bandire un concorso che io non volevo fare. Mi fermo qui”. Certo la politica esiste ed è evidente che con essa ci si debba confrontare ma va fatto sempre nel recipro rispetto e nella distinzione dei compiti”. Si riferisce per caso a qualcosa di particolare?
”No, parlo in senso generale”. E se le dico management, il suo management per il quale ci sono stati inviti pressanti al cambiamento?
”Innegabilmente ci sono stati. Ma le resistenze sono state vinte con il dialogo. Abbiamo fatto capire che il management dell’Asl 9 era di qualità e doveva solo essere messo nella condizione di operare per il meglio. Cosa che in passato non era successo. Alla prova dei fatti la politica ha dovuto prendere atto”.
E’ stato così anche per la vicenda degli ospedali minori?
”Distinguiamo. I due ospedali della costa hanno una loro dimensione ed una loro caratteristica che li rende funzionali al progetto sanitario della provincia. Il ruolo dei due ospedali della montagna, Pitigliano e Casteldelpiano, va certamente rivisto e c’è ancora molto da lavorare. Ma qualcosa di consistente già si vede. Prenda Casteldelpiano. Qui siamo riusciti a coinvolgere i medici di medicina generale che hanno fatto squadra e che hanno trovato nell’ospedale le condizioni ed i servizi essenziali per garantire un’assistenza più funzionale. Mi riferisco soprattutto a quei pazienti anziani che non sono cronici conclamati ma che comunque hanno bisogno di un’attenzione continua. Ecco questo è un bell’esempio che va verso ciò che chiamiamo “presidio di prossimità”.
Quindi lascerà una buona eredità.
Certamente consegno un’Asl migliore di quella che ho ricevuto. Ma molto lavoro c’è ancora da fare. Per esempio dobbiamo procedere nel progetto di informatizzazione che abbiamo avviato e che è essenziale. Per esempio abbiamo una spesa troppo elevata per l’uso eccessivo di farmaci convenzionati, per esempio dovremo rivedere il front office per il quale comunque abbiamo avviato un progetto di call center che lavorerà in maniera più efficace sulle prenotazioni di esami e visite specialistiche.
Credo insomma che l’Asl oggi sia un po’ più vicina e sentita dalla gente di quanto non lo sia stata in passato. Su questa strada credo si debba continuare.
Il suo successore può stare quindi tranquillo?
”Il mio successore, che ha la mia stima ed al quale auguro ogni successo, è in grado di migliorare quel che io ho cercato di fare. Questo sarà un fatto positivo anche per me. Ci siamo sentiti, e per esempio, è stata messa in essere sia la stabilizzazione in organico di una cinquantina di precari e sia la sostituzione anticipata di una serie di dipendenti, un’altra cinquantina, che presto andrà in pensione. Una cosa previdente in considerazione che si va verso l’estate con la necessità di affrontare il periodo delle ferie”. Quindi Mariotti non prenderà la maglia.
”Spero e credo proprio di no”.
Ci dica una cosa: cosa le resta di questa esperienza maremmana?
”E’ stata bellissima. La Maremma e la sua gente mi sono entrate nel cuore. Vi devo tanto. Davvero grazie”.
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