REDAZIONE GROSSETO

Arriva la mostra “Una terra di mezzo. I longobardi e la nascita della Toscana”

Sarà la voce del grossetano Fabio Cicaloni a recitare la preghiera

La presentazione dell'evento

La presentazione dell'evento

Grosseto, 5 agosto 2021 - E’ tutto pronto al Museo archeologico e d’arte della Maremma per accogliere il pubblico in occasione dell’inaugurazione della mostra “Una terra di mezzo. I longobardi e la nascita della Toscana”, in programma per cittadini e turisti. La mostra curata da Chiara Valdambrini, direttore scientifico del MAAM, e da Barbara Fiorini, architetto, nasce con l’obiettivo di narrare la grande epopea longobarda che ha caratterizzato e trasformato anche il territorio grossetano, lasciando un’impronta forte nella storia. Un progetto rivolto al grande pubblico, ma anche a tutti gli addetti ai lavori che hanno accolto con piacere l’idea di questa mostra ed hanno dato il loro fondamentale contributo nella selezione del materiale da esporre e nel catalogo che accompagna l’esposizione, rinnovando e arricchendo quanto già noto sulla Tuscia. “Siamo fieri di proporre al pubblico questa mostra – commentano il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e il vicesindaco e assessore alla Cultura Luca Agresti – che racconta come la presenza longobarda nel nostro territorio non sia stata solo un passaggio sfuggente, ma una presenza fissa e stabile, come dimostrano i contesti e gli oggetti esposti. Un evento importante, che rientra a pieno titolo nel lavoro che stiamo mettendo in campo per la candidatura di Grosseto a Capitale italiana della cultura 2024. Ringraziamo le curatrici della mostra Chiara Valdambrini e Barbara Fiorini, Promocultura, il comitato scientifico, gli studiosi coinvolti a livello nazionale e internazionale per il catalogo, gli enti e i musei che hanno concesso i reperti in prestito, i restauratori e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa mostra”. La mostra si sviluppa in quattro sezioni, con un allestimento di impatto, basato sull’idea dell’intreccio simbolo della compenetrazione tra autoctoni e “invasori”, ma anche tratto distintivo di alcune decorazioni che troviamo frequentemente negli oggetti longobardi e nei decori artistici. La prima sezione, nella sala d’ingresso, accoglie il visitatore nella “terra di mezzo” dove compaiono oltre al titolo e l’incipit dell’Origo Gentis Langobardorum due mappe, una dedicata alla migrazione e una alla progressiva conquista longobarda. Nella fascia superiore appare una timeline essenziale che inizia con il 568 e termina con il 774 (durata del Regno). La seconda sala, totalmente immersiva e sensoriale, è dedicata a “Goti, Bizantini e Longobardi”. Qui troviamo ricostruite due sepolture femminili con corredo provenienti da Chiusi (Santa Mustiola e Ospedale Pubblico) entrambe con deformazione cranica, il tesoro di Galognano, la lamina di Agilulfo e l’anello sigillo di Faolfus. Di sottofondo una voce che recita l’ “atta unsar” (Padre Nostro in gotico) su tema musicale evocativo il cui testo è riportato in una delle pareti della sala. Sarà la voce del grossetano Fabio Cicaloni a recitare la preghiera. La terza sezione è dedicata al Ducato di Tuscia e ad alcuni temi generali sul popolo Longobardo. In questa sala si trova la gran parte degli oggetti protagonisti della mostra. Al centro ci sono i reperti di Roselle affiancati da quelli del territorio maremmano (Salica, Casette di Mota, Grancia, Talamone, Saturnia, Semproniano, Podere Macereto, San Martino sul Fiora, Pitigliano, Vetricella, Castiglione della Pescaia), tutto intorno, in una esplosione centrifuga, troviamo le altre testimonianze materiali che provengono dal resto del Ducato. I luoghi protagonisti sono: Roselle, Luni, Fiesole, Lucca (con il fantastico scudo di Villa Guinigi), Volterra, Pisa, Area senese (Aiano-Torraccia di Chiusi, Sovicille), Arezzo, Chiusi, Pistoia, la Maremma toscana e alto laziale, Chiusa del Belli (Farnese), Bolsena, Perugia, Isola del Giglio e Formiche.