Grosseto, 9 gennaio 2020 - Aveva accusato il marito della madre, che lei considerava come un padre, di averla palpeggiata facendole proposte sessuali e, in una occasione, di averla costretta a subire un rapporto. Sul banco degli imputati per violenza sessuale su minore era finito un uomo di 50 residente in provincia. È l’estate del 2017. La ragazzina ha solo 13 anni. Pochi giorni dopo il suo compleanno, per il quale aspettava dal patrigno un cellulare che lui non le comprò perché troppo costoso, la ragazzina si era lamentata con la baby sitter raccontandole di aver subito palpeggiamenti e violenza sessuale. La madre della ragazzina, informata dalla donna, si rivolge ai carabinieri e sporge querela contro il marito salvo poi ripresentarsi qualche giorno dopo in caserma per chiedere di ritirarla. La ragazzina nel dicembre 2017 viene sentita in incidente probatorio. Ma i racconti non collimano con gli esiti della visita ginecologica alla quale venne sottoposta nell’agosto, pochi giorni dopo la denuncia. Il medico specialista negherà, infatti, qualsiasi rapporto sessuale. Sul suo corpo, secondo il medico, non ci sono i segni che confermino la violenza. Nel corso dell’incidente probatorio la 13enne parlerà anche di una amica che si sarebbe successivamente suicidata. Ma i riscontri effettuati dai carabinieri negheranno l’esistenza dell’amica e che la 13enne ammetterà , poi, di essersi inventata. Così nel gennaio 2018 il Pm Valeria Lazzerini chiede l’archiviazione "per inidoneità degli elementi di prova ravvisando seri dubbi sulla veridicità dei fatti narrati dalla minore e sulla sua credibilità". Ma il suo curatore speciale e difensore si oppone, e così il procedimento va avanti finendo davanti al Gup Marco Mezzaluna. Il cinquantenne, difeso dagli avvocati Renata Ferrari e Leonida Calvisi sceglie il rito abbreviato. Ma il racconto della 13enne non regge e il patrigno cinquantenne viene assolto dal Gup perché il fatto non sussiste. A pesare sull’assoluzione sono "le gravi incongruenze emerse" e "la continua contraddittorietà della narrazione fatta dalla ragazza" scrive il giudice Mezzaluna nella sentenza in quanto "gli episodi più gravi e le circostanze più recenti sono state smentite dalle indagini". "Il racconto della minore –conclude il giudice – lascia il dubbio che altri episodi possano essere stati inventati o frutto di una deformazione della memoria o di una errata percezione della realtà". Angela D’Errico
Cronaca"Mi ha violentata". Ma era una bugia