Addio inceneritore. L’Appello conferma: "Questo impianto mai più in funzione"

La Class Action adesso può esultare dopo undici anni di impegno. L’avvocato Fazzi: "Anche se la società dovesse ricorrere in Cassazione. la perizia è blindata. Ora possiamo dire davvero di avere vinto".

Addio inceneritore. L’Appello conferma: "Questo impianto mai più in funzione"

Addio inceneritore. L’Appello conferma: "Questo impianto mai più in funzione"

Trenta anni di battaglie, denunce, manifestazioni, documenti e processi. Trent’anni ci sono voluti affinchè gli ambientalisti, la gente comune, i comitati e gli enti del territorio dimostrassero che l’inceneritore di Scarlino non può funzionare. Il 30 gennaio scorso, la sentenza numero 195 del 2024 della Corte di Appello di Firenze, alla quale aveva presentato ricorso la Scarlino Energia (con l’avvocato Alessandro Antichi), la società proprietaria dell’inceneritore, ha confermato la sentenza emessa nel 2019 dal Tribunale di Grosseto la quale aveva "inibito la prosecuzione dell’impianto" facendo proprio il giudizio del Collegio di 4 periti (di cui due professori universitari) incaricati di accertare la sostenibilità dell’impianto. Erano stati loro ad accertare che c’erano fondati elementi per "considerare la ripresa dell’attività di termovalorizzazione, nella sua attuale configurazione impiantistica e gestionale, insostenibile da un punto di vista ambientale e sanitario per il contesto della piana di Scarlino".

La Class Action fu promossa nel luglio del 2013 dopo che era stato rilevato, anche da parte di Arpat, uno sversamento di diossine troppe volte superiori ai limiti di legge. Novanta i soggetti (tra persone fisiche, imprese, Comuni e associazioni) che promossero l’azione legale. La prima in Italia. "Volevamo che l’attività venisse inibita – ha iniziato l’avvocato Roberto Fazzi, legale che ha portato avanti la Class Action –. L’impianto era inadatto a bruciare i rifiuti prodotti dalle Strillaie perchè era obsoleto". Fondamentale è stata la perizia tecnica, architrave della prima sentenza del Tribunale di Grosseto e ripresa anche dai giudici dell’Appello. Cinque i motivi che stavano alla base del ricorso della Scarlino Energia. Tutti respinti dalla Corte d’Appello. "I giudici – aggiunge Fazzi – hanno accertato che avevamo chiesto di accertare l’inadeguatezza dell’impianto fin dalla citazione originaria, in quanto obsoleto e originariamente destinato ad arrostire pirite. Hanno anche ritenuto che ci fossero tutti i presupposti soggettivi ed oggettivi per agire di fronte al giudice civile a tutela del diritto alla salute. Una tutela – aggiunge Fazzi – che può essere anche preventiva. Nonostante l’inceneritore fosse spento da anni, è insito un pericolo di compromissione. Se l’inceneritore, infatti, fosse stato riattivato, era accertato che avrebbe potuto determinare una situazione di messa in pericolo della salute". Fazzi prosegue: "La Corte di Appello ha anche legittimato i ricorrenti della Class Action perchè "esiste il diritto dei soggetti danneggiati su questioni ambientale e di salute". Infine la Corte di Appello ha deciso di valutare, in fase di istruttoria peritale "di introdurre nuova documentazione, limitando la relazione della professoressa Triassi perchè dubitava dell’imparzialità e dell’attendibilità delle sue risultanze dopo aver detto che la Magistratura uccideva l’industria. In pratica – chiude l’avvocato Fazzi – la pericolosità dell’impianto non è stata affermata dal tribunale sulla base di dati meramente teorici, in quanto dalle risultanze dell’espletata relazione peritale, emerge in maniera palese la sua inadeguatezza strutturale e funzionale che lo rendono inadatto ad essere rimesso nuovamente in esercizio per i rischi per l’ambiente e per le persone".

Matteo Alfieri