Cresce il biologico a livello nazionale, regionale e provinciale. Uno scenario, quello attuale, che dovrebbe essere favorevole per i distretti biologici locali, anche perché la Toscana, in questa corsa al biologico, gioca un ruolo di primo piano (+8,7 nell’ultimo anno), con quasi 7.000 aziende che hanno scelto di abbandonare l’agricoltura convenzionale per una produzione più rispettosa dell’ambiente. A parlarne, presentando anche le sfide che la Maremma si trova sulla sua strada, è Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente e che vede tra protagonisti di questa trasformazione il Distretto biologico della Maremma. Il distretto ha, almeno sulla carta, una grande capacità di crescita e intanto si presenta come uno dei più grandi d’Europa con una superficie agricola utilizzabile di quasi 96.000 ettari, di cui il 41% già convertiti al biologico.
"I dati – spiega Gentili – ci dicono che il biologico è in crescita, ma la sfida vera è farlo diventare il modello prevalente e non un settore di nicchia. Il Distretto biologico della Maremma è un esempio di come, attraverso la collaborazione tra istituzioni, produttori e associazioni, si possa costruire un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e rispondente alle esigenze dei consumatori".
E quando si parla di biologico non bisogna solo pensare al basso impatto sugli ecosistemi ma anche "alla tutela degli insetti impollinatori", prosegue Gentili, che poi evidenzia anche un altro aspetto: "Il biologico garantisce cibo sano ai consumatori e rende il nostro settore più competitivo sui mercati, unendo l’eccellenza e la qualità del made in Italy alla salubrità delle produzioni, rafforzando un modello sostenibile e innovativo".
Per rendere questa transizione irreversibile, secondo Gentili "servono politiche pubbliche che sostengano le aziende e favoriscano una vera transizione agroecologica".
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda la ristorazione scolastica e collettiva. In Italia, la domanda di alimenti sani è in crescita, ma la consapevolezza sulla presenza di prodotti biologici nelle mense è ancora limitata. "Investire in questa direzione – commenta Gentili – potrebbe generare un impatto profondo sulle abitudini alimentari delle nuove generazioni. Non possiamo limitarci a celebrare la crescita del biologico. Dobbiamo garantire che diventi la norma, non l’eccezione. E per farlo servono visione politica, investimenti mirati e un impegno concreto per trasformare l’agricoltura italiana in un modello di sostenibilità a livello globale attraverso un binomio tra tradizione ed innovazione in chiave sostenibile".
Nicola Ciuffoletti