
Simone Rusci, presidente del Parco regionale della Maremma, ha parlato anche con gli allevatori vittime della predazione a danno del gregge
"I lupi devono essere abbattuti per proteggere gli allevatori". E’ quanto dice Mirella Pastorelli, presidente del Comitato pastori d’Italia, all’indomani dell’attacco dei predatori al gregge dell’azienda dei fratelli Salvatore e Paolo Serra, all’interno del Parco della Maremma, che si è concluso con l’uccisione di 28 pecore (mentre altre 7 e un cane sono dispersi).
"Grazie a ideologie utopistiche non realizzabili come la convivenza tra lupo e pecora, a progetti improponibili finanziati dalla comunità europea, a leggi contorte che non risolvono il problema – dice Pastorelli –, in questo caos si trovano gli allevatori che subiscono ogni giorno le predazioni".
"La predazione è un attacco grave e importante e siamo vicini agli allevatori e alle aziende che subiscono questo tipo di aggressioni che hanno una rilevanza economica ma anche psicologica rispetto a una attività che è sempre più difficile da portare avanti – dice Simone Rusci, presidente del Parco della Maremma –. Abbiamo parlato con l’allevatore coinvolto in questo grave episodio e siamo pronti a realizzare altre recinzioni e ad approntare tutte le misure necessarie per scongiurare altre aggressioni".
"All’interno del Parco – prosegue Rusci – sono istallate recinzioni e mettiamo in atto sistemi di supporto e monitoraggio, anche per le imprese che hanno aderito al progetto Difesattiva e che ricorrono all’impiego di cani da guardianìa. L’incremento della popolazione del lupo ci impone riflessioni per le zone dove ci sono attività economiche e umane. È fondamentale che nella programmazione di nuove modalità di gestione della presenza di lupi, le decisioni non siano prese a seguito di episodi come questo, dove entra in gioco, oltre al danno economico, anche l’emotività, perché si tratta di programmi complessi da attuare, che devono essere supportati da un quadro conoscitivo e operativo molto serio. Non occorre agire come sceriffi né dare il via a rappresaglie, ma utilizzare strumenti di gestione attuati in modo organico e con l’aiuto delle autorità scientifiche e venatorie. Ovviamente, il Parco della Maremma è pronto per mettere a disposizione della comunità scientifica i dati raccolti e le conoscenze acquisite e per sostenere il dibattito necessario alla messa punto di nuove strategie di gestione del problema".