
Auto clonate, inchiesta Nei guai un gavorranese titolare di un’officina
La Polizia di Grosseto insieme a quella di Viterbo ha eseguito, lo scorso fine settimana, quattro misure cautelari dell’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria emesse nei confronti di altrettante persone resesi responsabili dei reati di ricettazione di autovetture, falso e favoreggiamento. Gli agenti delle sezioni della Polizia stradale di Viterbo e Grosseto, hanno così concluso un’articolata attività investigativa iniziata la scorsa estate, quando i poliziotti, su segnalazione dei colleghi di Agrigento, avevano proceduto al sequestro di un’autovettura di grossa cilindrata risultata "clonata" e nazionalizzata alla Motorizzazione Civile della cittadina siciliana. Il prosieguo dell’attività investigativa, coordinata dalla Procura di Viterbo, ha poi consentito di sequestrare ulteriori mezzi e documentazione falsa e intercettare un flusso di autoveicoli di provenienza illecita che, dalla Sicilia attraverso intestazioni fittizie a società di prestanome, venivano rivenduti nel capoluogo viterbese attraverso concessionari auto o tramite siti Web specializzati, oppure vi transitavano, per poi essere esportati nei paesi dell’Est europeo. Gli agenti, grazie a un paziente e capillare lavoro, hanno ricostruito la filiera di taroccamento di ogni singolo veicolo, e, malgrado fossero state utilizzate tecniche particolarmente insidiose come la clonazione mediante utilizzo di documentazione estera falsa, hanno scoperchiato questo vaso di Pandora, ricostruendo anche episodi di truffa a compagnie assicurative con simulazione di incidenti in realtà mai accaduti. Nei guai anche un artigiano di 47 anni di Gavorrano, titolare di un’officina di autodemolizioni e altre tre persone, così denunciate a piede libero.