NICOLA CIUFFOLETTI
Cronaca

La Maremma e la vicenda Bolkestein, ira dei balneari per il decreto, “Indennizzo irrisorio”

Le associazioni di categoria denunciano: “Il suo valore calcolato sugli investimenti degli ultimi cinque anni, che sono stati segnati dal Covid e dall’incertezza sulla durata delle concessioni”

Continua la situazione di incertezza per i balneari a causa della Bolkestein

Continua la situazione di incertezza per i balneari a causa della Bolkestein

Grosseto, 12 novembre 2024 – I balneari sono alle prese con una situazione di grande incertezza. Delusi dal governo Meloni per il decreto approvato la scorsa settimana (tra l’altro sono state prorogate le concessioni esistenti fino al 30 settembre 2027), i balneari chiedono di essere ascoltati. Le associazioni di categoria protestano nei confronti del valore dell’indennizzo calcolato sugli investimenti.

“Il decreto legislativo approvato dal Parlamento sulle concessioni demaniali marittime – spiega Simone Guerrini, presidente regionale di Fiba Confesercenti – vede la netta contrarietà degli imprenditori balneari italiani perché non affronta la questione della scarsità della risorsa (presupposto per la corretta applicazione della Direttiva Bolkestein), così come anche da ultimo ribadito dalla nostra Corte costituzionale con l’ordinanza 161 del 7 ottobre scorso. Inoltre è irrisorio il valore dell’indennizzo calcolato sugli investimenti degli ultimi cinque anni, segnati dal Covid e dell’incertezza sulla durata delle concessioni. Oltre a questo non sono state interpellate le associazioni di categoria e nemmeno le Regioni. Inoltre, dettaglio da non sottovalutare, sono stati esclusi circoli e asd – conclude – che in alcuni casi operano anche affittando ombrelloni in concorrenza agli stabilimenti balneari e con attività di somministrazione bevande e alimenti”.

Daniele Avvento, Sib-Fipe Confcommercio Grosseto sottolinea: “Siamo fortemente contrariati dalla norma varata dal Parlamento – spiega Avvento – perché oltre a non affrontare la questione della scarsità della risorsa non recepisce in maniera adeguata le osservazioni che erano state fatte non solo dalle associazioni di categoria, ma anche dagli enti locali interessati, Comuni e Regioni in primis. Riteniamo che sia interesse di tutti, non solo dei balneari, una riforma organica della materia che salvaguardi le aziende turistiche attualmente operanti, le quali da anni costituiscono un modello di balneazione attrezzata efficiente e di successo”.

Il comparto balneare costituisce la parte più preziosa del turismo italiano, il 38% della domanda, infatti, riguarda il mare come certifica anche il Touring Club. Qualsiasi intervento normativo andava, e va, discusso e approvato con i rappresentanti di chi questo modello ha costruito nel corso dei decenni. Stiamo valutando ogni azione possibile – conclude – per correggere le storture di una legge sbagliata”.

Anche Adalberto Sabbatini, presidente del Balneari di Cna Grosseto non si trova d’accordo con quanto stabilito dal Governo: “Il cosiddetto decreto ‘Salva infrazioni’ è, a mio avviso, mal congegnato e forzato: non siamo d’accordo con quanto stabilito, perché non si risolve una situazione in bilico da anni, ma si continua a prolungare l’incertezza – commenta Sabatini – La proroga delle concessioni esistenti fino al 30 settembre 2027 è insensata, così come il fatto che le successive concessioni di durata variabile, dai 5 ai 20 anni. Siamo insoddisfatti anche per quanto riguarda la riduzione degli indennizzi che, essendo calcolati sugli ultimi cinque anni – conclude – non tengono conto dei reali introiti e investimenti sostenuti ma, anzi, prendono in esame un periodo caratterizzato dall’incertezza dovuta alla pandemia”.

Andrea Fidanzi, presidente regionale e provinciale di Confartigianato Imprese Demaniali dice: “Non siamo d’accordo con la proroga delle concessioni al 2027 – commenta – perché crea incertezze e questo clima non spinge a fare investimenti e migliorie. Per noi artigiani è importante che vengano tutelate le professionalità. Per quanto riguarda gli indennizzi, bisognerebbe che in punta di diritto si facesse una scelta di base perché se è vero che il sedime è di proprietà dello Stato che lo dà in concessione, è anche vero che l’impresa è di proprietà di chi l’ha costituita. Chi vince la concessione si potrà ritrovare un’azienda che è assolutamente fuori mercato e questo non è in linea con il trattato fondante dell’Unione Europea che tutelano l’impresa nei suoi valori. Sarebbe stato meglio – conclude – decidere di andare più velocemente ai bandi e cercare di rendere i bandi tutelanti nei limiti ovviamente della giurisprudenza”.