Grosseto, 22 gennaio 2024 - Mangia troppo o troppo poco. Queste frasi sono all’ordine del giorno nelle famiglie, ma a volte c’è molto di più dietro a certi comportamenti. I disturbi alimentari sono sempre più frequenti. I bambini danno dei segnali che è fondamentale cogliere per non incorrere in brutte conseguenze. Ciò non significa vivere con la paura ma, si sa, è sempre meglio prevenire che curare. Avviciniamoci al problema, con la pediatra Maria Carla Martinuzzi.
Dottoressa da quale età si cominciano a riscontrare i disturbi alimentari?
"Ormai anche prima del periodo adolescenziale, già dall’infanzia. Si parla dagli otto anni. Ho avuto una bambina di cinque anni con problemi di questo tipo. A volte scaturiscono da episodi spiacevoli, come può essere un pezzo di cibo andato di traverso".
Quali difficoltà ci sono nei bambini?
"Nei bambini non esiste l’apparenza. Il problema nasce con l’accettazione, si ha paura del giudizio".
Che tipo di malattia è?
"Psichiatrica. È multifattoriale, come una torta con tante fette. Il cibo funge da comunicazione, è un vettore. I ragazzi parlano con un linguaggio non verbale. È un disturbo della comunicazione. Diventa una razionalizzazione estrema e ossessione".
Ci sono atteggiamenti sentinella?
"Ad esempio, la mancanza degli alimenti all’interno del frigorifero, c’è chi fa in mille pezzi le cose da mangiare nel piatto, chi le spalma, chi utilizza troppo il coltello. Non sono abituali, c’è un cambio della modalità di alimentazione. Dobbiamo fare attenzione anche alle macchinette nelle scuole. Chi soffre di abbuffate può inciampare anche nelle scuole. Ce ne possiamo accorgere se il ragazzo chiede più soldi. Non bisogna sottovalutare i comportamenti con i coetanei. L’isolamento, ad esempio. Bisogna fare attenzione anche all’odore di vomito quando si entra nel bagno,il genitore può chiedere come mai".
Quanto influisce il ruolo del genitore?
"Il genitore e la famiglia indubbiamente danno l’esempio. Devono essere al fianco e devono spronare. Non è detto che chi è malato voglia farsi curare. Bisogna stare attenti a come si parla al figlio, senza commenti sulla fisicità. Anni fa, le abitudini erano diverse. Si mangiava tutti insieme e ciò che era stato preparato dalla mamma. Oggi c’è meno regolarità, spesso i bambini mangiano e si cucinano da soli".
Come interviene il medico?
"È importante visitarli due volte almeno a breve distanza per distinguere un capriccio da un disagio profondo. Come pediatri abbiamo degli obiettivi come la lotta all’obesità, perché l’attenzione è sempre proiettata più sull’accumulo che sulla perdita. L’importante è la consapevolezza del linguaggio. Deve essere adeguato trovando una formula adatta. Dopodiché come medico di avere strutture che si occupano della terapia, attraverso figure professionali".
Vuole fare un appello?
"Bisogna sdoganare la vergogna della malattia. Dico ai genitori di cercare di essere più presenti, date più fiducia e guadate i vostri figl i negli occhi. Attraverso uno sguardo si possono capire tante cose".