Barche in porto per il fermo pesca: “C’è anche chi non ripartirà più”

Roberto Manai, responsabile di Federpesca, sottolinea che i contributi previsti per la rottamazione vengono utilizzati, ma che servirebbero quelli per ammodernare le imbarcazioni

La situazione del settore in questo periodo dove si effettua il fermo pesca

La situazione del settore in questo periodo dove si effettua il fermo pesca

Grosseto, 6 ottobre 2024 – Pescherecci in porto, è tempo di fermo pesca. Fino al 31 ottobre le imbarcazioni della pesca a strascico e volante, compresi i cosiddetti rapidi, rimarranno ferme. In tavola quindi solo prodotti dalla piccola pesca, attrezzata con attrezzi da posta (in Toscana ce ne sono 460), oppure il pesce catturato nell’Adriatico e nel sud del Mediterraneo. Senza dimenticare che, secondo le stime di Federpesca, il pesce consumato sulle nostre tavole è comunque importato per l’86%. “Una triste verità – afferma il rappresentante dell’associazione di categoria, Roberto Manai – per una nazione che è nata e ha vissuto la sua storia nel mare Mediterraneo, con cui confina con oltre 9mila chilometri di coste, sulle quali si rappresenta una fonte economica importantissima e una condizione ambientale altrettanto importante”.

C’è poi anche il pesce d’allevamento, come quello prodotto nel Golfo di Follonica (ma nel comune di Piombino) con l’allevamento in mare aperto. Per i consumatori, quindi, tutto sommato le soluzioni sono molteplici. Ma per i pescherecci il tempo trascorso in porto è foriero di bilanci. E in molti hanno il segno rosso. “Le imprese armatrici dei natanti che effettuano la pesca con attrezzi trainati – dice Manai – hanno avuto la possibilità di partecipare al bando per l’accesso all’arresto definitivo, ovvero la demolizione del motopeschereccio e la chiusura dell’attività. Sono oltre un centinaio le domande presentate tra Liguria, Toscana e Lazio, che se accettate produrranno una ulteriore riduzione della flotta di oltre il 30%. Misura che provocherà una riduzione della produzione ittica nazionale, con un ulteriore aumento delle importazioni, una riduzione dei posti di lavoro, ma non una riduzione dell’inquinamento in termini sostenibili, rimanendo in operatività una flotta molto vecchia e obsoleta”.

La Federpesca ritiene quindi che il rinnovo della flotta nazionale della pesca sia indispensabile per soddisfare le richieste di risparmio energetico, mantenimento dell’integrità ambientale, equilibrio della massa ittica e in particolare sicurezza sul lavoro e sostenibilità sociale. “Per effetto conseguente al rinnovo auspicato e indispensabile – conclude Manai – avremmo anche un ulteriore sviluppo della cantieristica e una crescita delle caratteristiche tecniche del settore, sia per una migliore qualità delle produzioni che per un incremento significativo della filiera che affianca gli operatori”. Contributi, quindi, non solo per rottamare ma anche, e soprattutto, per ammodernare. Questa è la richiesta degli addetti ai lavori che non vogliono chiudere la loro attività e che, dopo il 31 ottobre, riprenderanno il largo per tornare in porto con il pescato del giorno.

Riccardo Bruni