Sono molte le miglia di costa, da Follonica fino a Capalbio, dove sono varie le zone di pesca e le marinerie che operano su fondali differenti tra loro, partendo da quello più basso del golfo di Follonica per arrivare fino al Chiarone, dove la sabbia la fa da padrone dopo le rocce dell’Argentario. E’ ovvio che le incursioni di eventuali barche "pirata" avvengono più facilmente su fondali piani e senza ostacoli, altrimenti la rete potrebbe incastrarsi nelle rocce o in altri ostacoli e frenare la corsa del peschereccio, causando anche gravi danni. Per questo motivo è più facile che gli sconfinamenti avvengano davanti alle spiagge, come quella tra Marina di Grosseto e Castiglione, che non sono protette da barriere.
Sul litorale grossetano, infatti, esistono zone tutelate da dissuasori, di varie caratteristiche e di varie tipologie che creano una "safe zone" per la piccola pesca tra il fiume Albegna ed il fiume Ombrone, proteggendo la baia di Talamone con le antistanti secche, la costa dell’Uccellina, Cala di Forno e parte della spiaggia del parco della Maremma. In questa area, già dal 2006, era partita un’iniziativa di Arpat di protezione e ripopolamento che ha visto l’ammaraggio di almeno cinque zone di ripopolamento, fatte di centinaia tubi di cemento, una davanti a Giannella, tre davanti all’Uccellina ed una a largo dell’Ombrone, cui sono stati abbinati blocchi dissuasori con rostri di ferro in grado di far agganciare gli strascichi illegali, posizionati ovviamente su batimetriche inferiori a 50. Un programma che è stato seguito dal progetto della Casa dei Pesci, ideata dal talamonese Paolo Fanciulli, che ha lanciato l’idea dei blocchi di marmo scolpiti ed immersi sott’acqua con la doppia funzione di protezione e ripopolamento. Un progetto partito nel 2015 che nello scorso mese di maggio ha visto l’ammaraggio di altre quindici opere d’arte davanti al Bagno delle Donne a Talamone, con l’obiettivo di creare un museo sottomarino diffuso anche in altre parti della costa grossetana.
S.Z.