Grosseto, 4 novembre 2015 - Di lei si sono perse le tracce esattamente due anni fa, quando a bordo della sua Opel Corsa il 4 novembre 2013 varcò il cancello di Villa Adua, la tenuta di cui era proprietaria a Potassa. Mancava una manciata di minuti alle 11 quando Francesca Benetti, 55 anni, avvenente insegnante di educazione fisica in pensione arrivò a Villa Adua. Da allora è scomparsa nel nulla. Anzi, uccisa poco dopo il suo arrivo dal custode Antonino Bilella. Almeno questa è l’ipotesi della Procura di Grosseto. Cinque giorni dopo, infatti, il settantenne fu arrestato con le pesantissime accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Qualche mese dopo furono aggiunte la accuse di violenza sessuale e stalking. Bilella, secondo gli inquirenti, in più occasioni avrebbe molestato la bella proprietaria che da qualche anno aveva deciso di lasciare Cologno Monzese e trasferirsi in Maremma, a Follonica, per seguire da vicino la tenuta di Potassa dove, sembra, avrebbe voluto realizzare un agriturismo.
Progetti, speranze che si sono infrante quel lunedì mattina quando è stato assassinata nel suo appartamento a piano terra. Qui sono state trovate le 28 macchie di sangue che le appartengono: schizzi sul frigorifero, nel pavimento, nelle vie di fuga delle mattonelle, in cucina e nell’ingresso. "Sangue lavato", come ritenuto dagli esperti militari del Ris di Roma che le hanno scovate con il luminol durante il sopralluogo del 9 novembre dello stesso anno. Come se qualcuno avesse maldestramente cercato di cancellare la prova del delitto.
Sangue della vittima anche nel tubo di scarico del lavandino del bagno. E infine, macchie del sangue di Francesca nel bagagliaio dell’auto di Bilella, la stessa che il custode in carcere da quasi due anni, aveva tentato di rottamare. Un castello accusatorio che sembra lasciare poco scampo all’imputato, nonostante l’assenza di un cadavere. Sono proprio quelle due chiazze di sangue sul montante del bagagliaio della Fiat Punto van ad inchiodare Bilella, quel sangue che sarà al centro della testimonianza del colonnello del Ris di Roma Cesare Rapone il 26 novembre prossimo, alla ripresa del processo contro Bilella. Quando in aula sarà presente anche la consulente di parte civile Roberta Bruzzone, la famosa criminologa che assiste l’avvocato Agron Xhanaj.
Cristina Rufini