SABINO ZUPPA
Cronaca

Parte la caccia al muflone all’Isola del Giglio

L’attività di abbattimento di questa razza, che qui fu portata nel lontano 1955, prenderà il via da lunedì e potrà proseguire fino al 31 marzo

Uno dei mufloni che sono già stati catturati all’Isola del Giglio

C’è chi ci vede un tentativo di manipolazione della legge sull’evoluzione delle specie di Darwin, c’è chi parla di alterazione di un ecosistema e chi di estirpazione indiscriminata di animali da un luogo che dove vivono in armonia: la scelta dell’Ente parco dell’Arcipelago Toscano di far sparire i mufloni dall’Isola del Giglio, da tempo, sta generando molte critiche che già da mesi pervadono sia gli ambienti isolani che quelli della terra ferma. Sono già pronte fior di associazioni a scendere sul piede di guerra in appoggio a un gruppo di cittadini e di agricoltori gigliesi che, non senza la preoccupazione di avere una qualche ripercussione da parte dei «piani alti», sono decisi a difendere questi animali con cui convivono ed interagiscono. Il muflone, non è una specie autoctona dell’Isola, fu portato nel Dopoguerra grazie ad un progetto nazionale di preservazione della specie promosso da studiosi fondatori dell’Ente precursore dell’Ispra. Ma il «parere» tecnico adesso è inverso e si sta cercando di eliminarlo. Fino ad oggi con le catture, dai prossimi giorni con la caccia di selezione che potrà sfruttare la tecnica del «Giuda radiocollarato», che sembra non lasciargli scampo.  

Isola del Giglio (Grosseto), 19 novembre 2021 - Si stringe la morsa intorno ai mufloni dell’Isola del Giglio. Da lunedì comincerà una vera e propria attività di caccia di selezione agli ultimi esemplari rimasti che verrà fatta inizialmente da cacciatori abilitati e solo da appostamento fisso, e che potrà durare fino al 31 marzo. E’ notizia di questi giorni, che diversi "selecontrollori" abilitati stanno ricevendo l’invito da Agrofauna per dare l’eventuale disponibilità a fare dei turni, anche settimanali, per cacciare da appostamento fisso i mufloni. Chi ha intenzione di farlo deve comunicare il periodo in cui sarà presente sull’Isola e provvedere autonomamente alle spese di vitto. Per l’alloggio, invece, l’ente Parco dell’Arcipelago Toscano metterà a disposizione, gratuitamente, un appartamento con uso di cucina.

Gli abbattimenti andranno fatti attenendosi al piano di prelievo del progetto LetsgoGiglio, lanciato dall’Ente Parco, che mira a una serie di azioni per eradicare questa ed altre specie non considerate autoctone e per questo inutili o dannose per la biodiversità, tanto da dover essere eliminate. Lo stesso piano di prelievo specifica che poi, eventualmente, la caccia potrà essere svolta "alla cerca" ossia in maniera vagante con la presenza di un massimo di 10 cacciatori. Se questo non bastasse è prevista anche la battuta, con un massimo di 20 "selecontrollori" ed ausilio di cani previa autorizzazione dell’Ispra. Fino ad oggi, una dozzina di mufloni sono già stati catturati per essere indirizzati al Crasm di Semproniano e in altri luoghi aperti per il recupero animali selvatici, trasportati in grandi gabbie aperte sui traghetti verso la terraferma. Cinque di loro, invece, secondo quanto previsto dallo stesso protocollo del progetto LetsGoGiglio, sono stati catturati e rilasciati dopo l’apposizione di un radiocollare, così da monitorare le famiglie in maniera continuativa e scovare gli esemplari da abbattere.

Emblematica, al riguardo, è una slide di illustrazione al documento dove accanto al radiocollare c’è l’immagine di "Giuda", e dove si specifica che tali animali "radiocollarati" hanno lo scopo di far conoscere le abitudini e la localizzazione dei branchi sfruttando il comportamento gregario. Tali intenzioni stanno scuotendo sia il mondo animalista, già in fermento, sia una parte della gente dell’Isola del Giglio, che è contraria e che si sente inascoltata visto che è affezionata all’idea che nella zona del promontorio del Franco, quella ovest accanto al Campese sul cui poggio Zuffolone spicca la statua di bronzo di un muflone, ci siano questi animali.

A tal proposito era già partita una raccolta firme di cinquanta agricoltori, che imploravano di non portare avanti questo progetto, perché il muflone faceva parte della loro vita e non causava danni di rilievo alla loro attività. Qualcuno, sempre nei mesi scorsi, aveva anche presentato un’interrogazione all’amministrazione comunale gigliese, benché il progetto non sia di competenza comunale, ma la risposta del sindaco Sergio Ortelli era stata in linea con quella dell’Ente Parco: "Si tratta di un progetto per tutela re la biodiversità". Ma questi animali non sono lì per caso.

A portarli all’Isola del Giglio, nel lontano 1955, furono gli studiosi di un ente precursore dell’attuale Ispra, che solitamente si pronuncia su questioni di questo genere, che portò avanti un progetto per la tutela del Muflone mediterraneo. Ne arrivarono sette di esemplari di muflone dalla Sardegna e dalla Corsica, con l’obiettivo di salvaguardare la razza in via di estinzione visto che su un’isola non ci sarebbero stati problemi di contaminazione genetica. Oltre al fatto che il tipo di ambiente isolano si addiceva per similitudine alle due grandi isole. Un’attività che nei quasi settanta anni seguenti ha visto incrementare la popolazione dei mufloni su un Isola dove però, secondo alcuni studiosi di oggi, questo animale non ci deve stare.