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Un cacciatore in una foto di repertorio Ansa
Grosseto, 19 febbraio 2025 - I fatti risalgono al 27 gennaio 2020, ad Arcidosso, quando il proprietario del segugio maremmano di nome Virgola decise di disfarsi del cane perché ritenuto non idoneo alla caccia al cinghiale. Per portare a termine l’atroce piano, l’uomo propose al suo amico di abbattere l’animale. Quest’ultimo accettò senza esitazione e sparò un colpo di fucile alla testa del cane, gettandone poi il corpo in un dirupo. Il Tribunale di Grosseto ha emesso una sentenza di condanna nei confronti del proprietario e del suo complice. Gli imputati, entrambi membri di una squadra di caccia al cinghiale, sono stati condannati rispettivamente a 8 e 6 mesi di reclusione. “Questa condanna rappresenta un segnale importante, ma la pena inflitta è ancora troppo lieve rispetto alla gravità del crimine commesso”, dichiara Piera Rosati, presidente LNDC Animal Protection. “Sparare a un cane e buttarlo via come fosse un rifiuto è un atto di una crudeltà inaudita. Continueremo a batterci affinché la legge preveda pene più severe per chi si macchia di simili atrocità. Siamo abituati a pensare che i cacciatori che compiono questi gesti siano per lo più anziani, ma la triste realtà è che queste due persone hanno meno di 50 anni. Il fatto che siano relativamente giovani rende la cosa ancora più avvilente e sconcertante, non hanno nemmeno la scusante di una mentalità retrograda dovuta all’età”. LNDC Animal Protection si è costituita parte civile nel processo e ha ottenuto giustizia, confermando ancora una volta l’importanza di portare casi come questo in Tribunale per ottenere una condanna esemplare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di tutelare gli animali.
La vicenda di Virgola non è purtroppo un caso isolato. Molti cani impiegati nella caccia vengono ancora considerati strumenti di lavoro e, se ritenuti inadeguati, vengono eliminati senza scrupoli. “Serve accelerare la riforma della normativa sul maltrattamento e l’uccisione di animali, che siede in Parlamento da troppo tempo ormai, affinché i colpevoli paghino davvero per le loro azioni”, conclude Rosati.