Litigioso, irrequieto, violento fino al punto di uccidere. Eppure un genio assoluto. Questo fu Michelangelo Merisi, per tutti il Caravaggio, che oggi, 411 anni fa, moriva sulla spiaggia di Porto Ercole. Nato nel 1571, non a Caravaggio, nella bergamasca come si credeva, bensì a Milano, Michelangelo giunge a Roma nel 1588 e si adatta a dipingere fiori e frutta per il cavalier D’Arpino, prima di cominciare a lavorare per i Doria Pamphili, per i Barberini e per il cardinale Del Monte, che lo accoglie nella sua casa, dove realizza la Sonatrice di liuto e la Medusa, dipinta sopra un vecchio scudo da torneo e donata poi a Cosimo II di Toscana.
La pittura di Caravaggio, al di là dei numerosi capolavori, è per tutti associata alla luce, forza capace di accrescere il realismo delle figure e la magia degli oggetti di contorno. La luce segna in un certo senso anche la morte del pittore, avvolta ancora oggi nel mistero, ma tramandataci come quella di un uomo devastato dalla malaria e dai travagli di una vita intensa e disperata, trovato riverso, il 18 luglio 1610 sulla spiaggia dell’Argentario, sotto il sole cocente, a soli 38 anni. Si dovrà aspettare il 2019 perché i suoi resti, ufficialmente riconosciuti tali nel 2010, trovino pace nel cimitero di Porto Ercole.
Rossano Marzocchi