La Maremma nel 2025 potrebbe affermarsi come un modello di riferimento per l’agricoltura sostenibile a livello nazionale. E’ quanto sostiene Legambiente che ha accolto, dunque, con interesse l’intervento pubblicato ieir su La Nazione di Simone Castelli, presidente provinciale di Coldiretti, che ha sottolineato l’urgenza di politiche strutturali a sostegno del reddito degli agricoltori, aggiungendo che il futuro del settore dipenderà anche dalla capacità di attrarre nuove generazioni, valorizzare il Made in Italy e scommettere sulla sostenibilità.
"La Maremma – dice Angelo Gentili, responsabile agricoltura dell’associazione – ha le caratteristiche ideali per diventare un laboratorio di sostenibilità. Uno degli strumenti su cui puntare sono anche i biodistretti, modelli virtuosi di gestione integrata e sostenibile delle risorse agricole e ambientali. La costituzione del Distretto biologico della Maremma Toscana è già un esempio positivo, ma è necessario un ulteriore passo avanti".
Legambiente chiede quindi un impegno concreto da parte della Regione Toscana e delle amministrazioni comunali. In particolare, sottolinea che è "necessario destinare una quota significativa dei fondi della Pac al sostegno delle aziende biologiche e promuovere l’introduzione di prodotti biologici nelle mense pubbliche, come scuole, università e ospedali".
Nell’opinione di Legambiente, però, la transizione verso un’agricoltura sostenibile non può limitarsi al biologico. "I cambiamenti climatici – dice Gentili – stanno già incidendo profondamente sul settore agricolo, con eventi estremi come siccità, alluvioni e ondate di calore che mettono a rischio i raccolti e la stabilità economica delle aziende agricole. L’adattamento climatico deve diventare, pertanto, una priorità. Servono politiche che incentivino l’uso di tecniche agronomiche innovative, il recupero e l’uso razionale delle risorse idriche, l’utilizzo di varietà meno idroesigenti e che si adattano meglio ai cambiamenti climatici e la tutela del capitale naturale e della biodiversità"
Un altro fronte strategico è quello delle agroenergie, con particolare attenzione all’agrivoltaico. "L’agrivoltaico dimostra che innovazione e tradizione possono convivere – aggiunge Gentili – e che è possibile produrre energia pulita senza compromettere la vocazione agricola di un territorio. Le istituzioni locali si adoperino per promuovere progetti di agrivoltaico che rispettano il paesaggio e le esigenze delle comunità rurali, garantendo che l’agricoltura e l’allevamento restino centrali e prioritari".