
Don Gregorio Bibik della parrocchia San Paolo della Croce di Follonica
Follonica (Grosseto), 15 maggio 2020 - Alla parrocchia San Paolo della Croce si sta lavorando in vista della riapertura delle funzioni religiose fissata per il 18 maggio. Le nuove regole imposte dal Governo in accordo con la Cei sono stringenti. Non solo mascherine e guanti per chi entra in chiesa, ma anche per il prete che officia la messa. Saranno tolti anche i libri dei canti. Sarà una ripartenza con i numeri ridotti che limiterà il numero dei fedeli all’interno della chiesa per rispettare le distanze sociali. A San Paolo i 300 posti interni saranno ridotti a 100. Niente acquasantiere rimosse all’inizio dell’epidemia, la comunione sarà consegnata in mano e nientesegno della pace. Il parroco don Gregorio Bibik è felice di poter riaprire le porte della sua chiesa ai fedeli.
"Abbiamo riletto con attenzione il decreto, abbiamo valutato la capienza della chiesa e pensato alle varie soluzioni per permettere ai fedeli di seguire la messa – dice –. A Valpiana le celebrazioni verranno fatte all’aperto, qui a Follonica, invece, il posto c’è e le faremo all’interno. Potremmo anche aprire una parete e permettere alle persone di seguire le celebrazioni. In alternativa possiamo farle fuori o sul sagrato coperto da un’ampia tettoia". Don Gregorio si avvarrà dei volontari per controllare il rispetto del distanziamento sociale e che i fedeli usino il gel per le mani, all’ingresso della chiesa. "Noi preti abbiamo l’obbligo di indossare mascherina e guanti per officiare la messa – dice – ma pur di riaprire faremo anche questo. Il decreto impone molte restrizioni e non sappiamo ancora che impatto avranno sui fedeli. Quello che mi preme è che la Chiesa rimanga un luogo sicuro e non diventi un luogo di contagio". I componenti dello stesso nucleo familiare all’interno della chiesa non dovranno rispettare la distanza fra loro ma gli altri dovranno sedersi a 2 metri l’uno dall’altro. "Il catechismo è ancora sospeso e le attività si svolgono sulle piattaforme – spiega don Gregorio –. In questi due mesi la rete ci ha aiutato a portare avanti la vita dei gruppi proponendo ai ragazzi delle attività e scambiandoci messaggi. Una modalità di incontro che non abbandoneremo dopo la pandemia. Il Coronavirus è stato positivo sotto questo aspetto, ci ha insegnato modalità diverse per comunicare che limitano gli spostamenti e consentono a tutti di partecipare". Alla sospensione delle messe don Gregorio ha rimediato invitando i parrocchiani a seguire le funzioni del Papa da Santa Marta. Ma non solo.
"Abbiamo invitato le famiglie a organizzare le celebrazioni a casa – ha detto – è stata un’esperienza forte. È stato questo il merito del Coronavirus. Quello di farci sperimentare modalità che non abbandoneremo più". Ma adesso si torna nei luoghi di culto per pregare. Dopo ogni celebrazione i volontari sanificheranno la chiesa con alcol e prodotti disinfettanti. "Non ci possiamo avvalere di ditte specializzate perché non abbiamo risorse economiche – spiega don Gregorio –. Due mesi di chiusura hanno azzerato le offerte d ei fedeli che garantivano il sostentamento della parrocchia". Sarà impegnativo ma don Gregorio è fiducioso. Il banco di prova, come lo chiama lui, sarà il 23 e 24 maggio, le celebrazioni dei giorni festivi quando c’è un maggiore afflusso di persone e che permetterà l’eventuale messa a punto dei dettagli e del lavoro dei volontari. In questi tre mesi don Gregorio non è stato con le mani in mano. Ha ha usato Youtube per parlare ai suoi parrocchiani. Tre minuti di omelia affidati alla rete. "Un’esperienza che non lascerò – ha detto – voglio continuare a comunicare con i fedeli attraverso Yt e lasciare loro le mie riflessioni". Angela D’Errico