Il cippo di Pegaso dimenticato: “Grazie, il nostro appello è stato finalmente ascoltato”

Laura, la figlia più piccola di Niccolò Campo, una delle vittime della tragedia del 2001 ringrazia Opi, Lions di Castiglione e Proloco di Tirli, pronte a restaurare il monumento

La tragedia del Pegaso

La tragedia del Pegaso

Grosseto, 13 ottobre 2024 – “Sono contenta ed emozionata perché il nostro appello non è rimasto inascoltato. Oltre all’Ordine professionale degli infermieri, hanno infatti contattato la nostra famiglia sia il Lions Club di Castiglione della Pescaia, che la Proloco di Tirli, che hanno detto di essere pronti ad impegnarsi perché il cippo che ricorda la tragedia di Pegaso torni al suo giusto decoro”.

Parla con emozione Laura, la più piccola dei tre figli di Niccolò Campo, il medico che era a bordo dell’elisoccorso Pegaso e che perse la vita insieme a Giovanni Minetti, Paolo Brancaleon, Gemma Castorina e al paziente Paolo Massellucci. Insieme ai fratelli Angelo e Irene, e alla mamma Alessandra, qualche giorno fa ha scritto ai giornali per ricordare lo stato di abbandono in cui versa il cippo commemorativo della tragedia che avvenne nella notte tra l’8 e il 9 ottobre del 2001.

“C’è stata una risposta importante – prosegue –. Sono tanti anni che chiediamo che quel cippo torni al suo giusto decoro, ma senza avere risposta. Per questo abbiamo deciso di rivolgerci alla stampa come ultimo tentativo e, fortunatamente, le risposte non sono mancate”. Poi Laura spiega perché per la sua famiglia sia così importante che il cippo venga restaurato. “Non è tanto per noi familiari – prosegue – perché noi a Poggio Ballone ci andremo comunque tutti gli anni e poi andiamo a salutare babbo anche al cimitero, ma perché crediamo che con questo gesto tutta la comunità grossetana possa continuare a ricordare mio padre. Mio padre è stato tra i fondatori dell’elisoccorso a Grosseto, a casa avevamo un macchinetta del caffè che, lui diceva, aveva dipinto giallo color Pegaso, tanto ci teneva a questo servizio per la comunità.

So per certo, ma di mio padre ho pochi ricordi, quando è morto avevo due anni, e vivo di quello che mi raccontano gli altri, che fu proprio il mio babbo a voler far trasferire il paziente con Pegaso perché era convinto che si potesse salvare. Per questo, proprio perché mio padre aveva fatto dell’elisoccorso una missione, vorrei che fosse ricordato. Non voglio pensare che sia morto per niente”.