È stata una morte per soffocamento quella del trasportatore argentino Nicolas Matias Del Rio, scomparso il 22 maggio in un caso di omicidio a scopo di rapina e il cui cadavere è stato ritrovato il 25 giugno in fondo a un pozzo a Arcidosso (Grosseto).
Potrebbe essere stato strangolato a mani nude oppure con un sacco o una corda, i medici legali devono interpretare dei segni sul corpo. Questo è il terribile responso dell'autopsia sul corpo del 40enne corriere argentino che è stato trovato in fondo ad un pozzo in località Case Sallustri.
Il cadavere è stato ritrovato con un sacchetto in testa legato intorno al collo e avvolto da una coperta. In carcere, con l'accusa di omicidio volontario, occultamento di cadavere, rapina, sequestro di persona e danneggiamento ci sono, da qualche giorno, tre stranieri, Klodjan Gjoni, 33 anni albanese, Ozkurt Bozkurt, 44enne di origine turca e Kia Emre, 28enne turco. Sono indagati anche due loro parenti, uno è il padre di Gjoni. L'esame, svolto dal professor Mario Gabbrielli (era presente anche il consulente Roberto Martini) è stato effettuato per rispondere ai due quesiti dei pm Giovanni De Marco e Valeria Lazzarini, i sostituti procuratori che stanno portando avanti l'indagine insieme ai carabinieri del nucleo investigativo della procura grossetana su come è morto il corriere e quando è avvenuto il decesso. Sono stati esclusi colpi di pistola o fucile come invece era stato ipotizzato all'inizio della triste vicenda.
Purtroppo dalle prime analisi effettuate dall'autopsia non si riesce a capire la data precisa della morte: il corpo era infatti in avanzato stato di decomposizione e quindi non è databile il giorno della morte. L'unica certezza è che sia morto da oltre 10 giorni. Verranno anche fatte analisi tossicologiche.