REDAZIONE GROSSETO

"Decreto sostegni: i rinvii ci portano allo stremo"

Pepi illustra la protesta dei ristoratori sfociata con uno striscione in piazza della Stazione: "Bollete pagate, ma i soldi delle accise ce li ridate?"

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Uno striscione di quelli da stadio affisso sulla recinzione dell’area di proprietà di Acquedotto del Fiora, in piazza della stazione. I ristoratori di Grosseto e della Maremma non mollano la presa. Dopo la maxi manifestazione in piazza Dante, tornano a far sentire come possono la loro voce. Destinatario del messaggio è sempre il Governo, che però continua a fare orecchie da mercante. "Stiamo aspettando questo famigerato ‘Decreto Sostegni’ ma lo rinviano di settimana in settimana: non è possibile andare avanti così" dice un determinatissimo Massimiliano Pepi, degli ‘Attortellati’. Lo striscione affisso alla stazione recita: "Luce, acqua, gas. Un anno di bollette pagate, otto mesi di chiusure forzate. Ma i soldi delle accise ce li ridate?". Firmato, appunto, ‘Ristoratori maremmani’. "Ci sono troppe nubi all’orizzonte – riprende Pepi –. Presto arriverà la zona rossa, ma questo alla fine dei conti non ci cambia nulla. Per la ristorazione essere arancioni o rossi non fa molta differenza. Anzi – sottolinea Pepi – quasi quasi essere ‘rossi’ è meglio che essere arancioni perché almeno si riduce la mobilità delle persone, l’indice di contagio si abbassa fortemente e abbiamo la speranza di tornare gialli o bianchi, gli unici due colori che a noi ristoratori permettono di vedere un po’ di luce. Perché in zona arancione si lavora poco o niente". Il tema vero, per i ristoratori maremmani è comunque quello dei ristori dai quali, a quanto pare, la maggior parte di loro rischia di essere tagliata fuori. "Il Governo continua a rinviare il Decreto Sostegni – aggiunge Pepi –. Ogni settimana c’è una correzione diversa. Secondo una delle ultime bozze che è stata fatta circolare pare che i ristoranti che si trovano sulla costa non beneficeranno di alcun sostegno, né di alcun ristoro perché non possono dimostrare di aver perso almeno il 33% del fatturato. Cioè: siccome nell’estate 2020 si è lavorato anche se in tutti gli altri mesi dell’anno non abbiamo visto un centesimo per il Governo non abbiamo diritto ad alcuno aiuto. Ma le cose non possono andare così. Con lo striscione messo alla stazione – prosegue Pepi – rilanciamo una proposta: quella di restituirci almeno le accise su luce, acqua e gas delle bollette che abbiamo già pagato. Qui si vocifera di una prossima riapertura delle attività sia a pranzo sia a cena a giugno. Significherebbe che su un totale di 15 mesi, per 11 siamo stati chiusi ma le bollette sono arrivate lo stesso. Chiediamo allora che ci venga restituito l’importo delle accise che, come noto, è la parte predominante di ciascuna bolletta. Speriamo che su questo il Governo possa ascoltarci. Diversamente non sapremo più cosa altro fare, né cosa altro proporre. La situazione è ingestibile".

Andrea Fabbri