
Tribunale (foto d'archivio)
Grosseto, 3 gennaio 2020 - Approfittando della buona fede dei clienti che di lui si fidavano era riuscito a sottrarre dai loro conti correnti e libretti di risparmio postali quasi 96mila euro. Soldi che il direttore dell’ufficio postale di Seggiano, Giuseppe Ingegnere, 44 anni, residente a Castel del Piano e originario di Rosarno, aveva sottratto nel giro di tre anni, dal 2014 al 2017. Ad accorgersi di operazioni anomale compiute dal responsabile dell’ufficio postale di Seggiano era stata la filiale di Grosseto dell’ufficio Tutela aziendale di Poste Italiane che informerà i clienti. Parte così la denuncia ai carabinieri che compiranno ulteriori indagini. Dieci i clienti danneggiati, molti dei quali ultrassettantenni. Fra loro una donna di 90 anni, senza figli e con una pensione minima. Nel libretto postale aveva raccolto i risparmi di una vita: 51mila 500 euro. Ingegnere era riuscito a conquistare la fiducia dell’anziana signora dicendole di considerarla come una nonna e più volte, durante le sue trasferte in Calabria, l’uomo le aveva telefonato per sapere come stesse. Parole e atteggiamenti che avevano conquistato l’anziana donna che si accorgerà dell’ammanco soltanto quando le verrà comunicato dall’ufficio Tutela di Poste Italiane: in sostanza sul suo conto erano rimasti soltanto 1500 euro. La donna ebbe un malore. Nel processo contro Giuseppe Ingegnere si è costituita parte civile. Ma non è stata l’unica ad essere danneggiata. Con lei ci sono altri nove clienti dell’ufficio postale di Seggiano. Giuseppe Ingegnere era riuscito a conquistare la loro fiducia al punto da farsi consegnare libretto postale e pin del conto corrente. Ad un cliente che si era andato allo sportello per depositare dei soldi, Giuseppe Ingegnere aveva fatto firmare anche le distinte per un prelievo di 2600 euro che il cliente non aveva però mai chiesto. In un altro caso il direttore aveva proposto ad un cliente l’acquisto di titoli per 10mila euro, e lui fidandosi gli aveva consegnato i codici del suo conto. In un altro caso Giuseppe Ingegnere aveva prelevato 15mila euro da un libretto postale versandoli su una carta prepagata. Carta che poi veniva disattivata. Nessuno si era accorto degli ammanchi di denaro. Tranne un uomo che si era accorto dell’ammanco di 3500 euro e aveva chiesto spiegazioni. A lui il direttore aveva risposto di aver spostato il denaro per evitare il pagamento di una tassa se avesse raggiunto i 5mila euro. Giuseppe Ingegnere è stato processato con rito abbreviato. Il giudice Sergio Compagnucci lo ha condannato a 5 anni di reclusione senza riconoscere le attenuanti generiche in quanto "la serialità delle condotte delittuose, approfittando delle fiducia dei clienti e della scarsa conoscenza da parte loro delle procedure connesse alle operazioni sui conti, dimostra una particolare scaltrezza criminale dell’imputato". Il Gup ha disposto la confisca dell’immobile e dell’auto di proprietà di Ingegnere e delle somme di denaro già sottoposte a sequestro cautelare, una cifra inferiore complessivamente inferiore al profitto del reato. Il gi udice lo ha condannato a risarcire la parte civile in separata sede fissando il versamento di una provvisionale di 15mila euro. Ingegnere è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.