Si è conclusa la quinta edizione del festival internazionale del documentario a regia femminile "DocuDonna", diretto e ideato da Cristina Berlini e organizzato dall’associazione Gremigna. "È stata una bella edizione – sottolinea soddisfatta Cristina Berlini, direttrice artistica del Festival - intensa, profonda e ricca di riflessioni, attraverso sguardi autoriali eterogenei, che hanno raccolto appieno lo spirito militante del Festival, che vuole essere uno spazio di libera espressione ma anche un laboratorio per raccontare esperienze e discutere su cosa significhi essere donne libere oggi. E poi finalmente, con grande piacere per la prima volta dopo la pandemia, siamo tornate a vedere sedute in sala le registe, e questo ci fa immenso piacere".
"Massa Marittima con questo Festival celebra il talento femminile nel mondo del documentario – ha aggiunto Irene Marconi, assessora alla cultura – riconoscendo la potenza del linguaggio cinematografico per raccontare il mondo attraverso lo sguardo delle donne". Ma ecco quali sono i vincitori di questa edizione: il miglior documentario italiano: "Fuck feminists. Voci femministe nel mondo della street art" di Erika Segni Alice Rotiroti per il soggetto, che dà spazio alle donne e alle identità non binarie. I migliori documentari internazionali sono due giudicati ex aequo: "Be my voice" di Nahid Persson, per la capacità della regista di lasciarsi guidare dalla sua profonda empatia non solo con Masih Alinejad, ma con tutte le iraniane che, grazie alla battaglia dell’attivista sui social hanno trovato il coraggio di ribellarsi contro l’obbligo del velo. Infine, menzione speciale a "Erasmus in Gaza" di Chiara Avesani e Matteo Delbò. È un documentario coraggioso, sia per la scelta del soggetto sia per il contesto, dove l’elettricità e i beni essenziali sono razionati e dove si vive sotto la minaccia costante delle bombe israeliane.