ANDREA FABBRI
Cronaca

Edilizia residenziale pubblica: cambia il centro decisionale politico?

In Maremma serrati incontri in vista delle modifiche al Livello ottimale di esercizio

Case popolari in una foto d'archivio

Grosseto, 27 maggio 2017 - La provincia di Grosseto potrebbe perdere il «Livello ottimale di esercizio», ovvero quella sorta di coordinamento intercomunale nel quale si decidono gli interventi di edilizia residenziale popolare da realizzare sui diversi territori. Non un vero e proprio istituto giuridico, ma più semplicemente una assemblea dei 28 sindaci della provincia che detta le linee di indirizzo che poi vengono eseguite dall’Epg, Edilizia provinciale grossetana. In questi giorni in Maremma ci sono stati diversi incontri in tal senso.

Alle riunioni avrebbe preso parte anche qualche rappresentante di Anci Toscana perché il processo di riorganizzazione, almeno in questa fase, è gestito dalla Regione Toscana insieme, appunto, all’Anci e ai sindacati degli inquilini maggiormente rappresentativi. Nulla di definito, ma molto bolle in pentola. Come detto, il Livello ottimale di esercizio, in acronimo anche detto Lode, non è altro che un organismo di indirizzo politico. Ogni provincia in pratica ne ha uno. E’ un istituto creato qualche anno fa con specifica la legge regionale.

A marzo scorso il Consiglio regionale della Toscana, però, ha approvato una risoluzione che ne prevede la riorganizzazione sulla falsa riga di quanto accaduto per le aziende sanitarie. Regione Toscana, infatti, si appresta a portare all’attenzione dell’assemblea legislativa la proposta di legge «Testo unico in materia di edilizia residenziale pubblica» nell’ambito della quale, appunto, dovrebbe trovare posto la ridefinizione dei Lode. Che dovranno essere di meno e più piccoli.

Nella risoluzione 146 dello scorso 14 marzo, il Consiglio regionale dispone che «la riduzione degli ambiti ottimali regionali venga fatta in modo da favorire l’uniformità nella gestione della funzione pubblica e l’effettività della piasnificazione e della programmazione degli investimenti, tenendo conto delle esigenze territoriali e comunque con un disegno complessivo che garantisca non meno di tre ambiti regionali».

L’espressione «non meno di tre ambiti» è quella che ha fatto scattare il campanello di allarme in alcuni politici locali, i quali già ipotizzano una riorganizzazione sul modello della riorganizzazione sanitaria con tre grandi «aslone» e dunque con tre ambiti ottimali di indirizzo per le politiche riguardanti l’edilizia residenziale pubblica. E c’è pure chi non si ferma a questo timore, ma si spinge anche più in là immaginando che il cuore decisionale dell’ambito possa gravitare sul Senese. Forse è prematuro parlare in questi termini di un progetto di riorganizzazione così complesso, ma l’estate è alle porte. E per certe decisioni politiche, a volte, l’ombrellone fa lo stesso effetto del panettone: coadiuva.