"Quel che sta succedendo a Roccastrada con carenze imbarazzanti nell’assistenza alle persone a causa della mancanza di un medico di medicina generale non è più accettabile, tanto più che questa situazione è conseguenza di una applicazione burocratica della normativa di riferimento e di un comportamento, anostro avviso, troppo disinvolto della titolare del servizio di assistenza medica". Esordisce cosi il segretario generale dello Spi Cgil Erio Giovannelli nel messaggio forte e chiaro che manda ad Asl e Coeso. "La direzione dell’Asl – prosegue Giovannelli – deve trovare una soluzione non più rinviabile. In questa logica, come Spi Cgil, stiamo facendo verifiche sulla convenzione nazionale con i medici di medicina generale e sul regolamento di attuazione, con l’obiettivo di dare un nostro contributo. Il 12 dicembre, in questo senso, organizzeremo a Roccastrada un incontro pubblico dedicato alla medicina territoriale, con focus sulle case della salute e sul ruolo dell’infermiere di comunità". Negli scorsi mesi, dopo che la dottoressa, fino a quel momento titolare della sede di Roccastrada, aveva optato per spostare la propria attività a Roselle, era stata sostituita da un gruppo di tre medici che dai paesi circostanti coprivano le carenze di assistenza alla popolazione. Più recentemente la vecchia dottoressa titolare ha deciso di tornare ad operare su Roccastrada, limitando però la propria presenza nel capoluogo a tre ore settimanali, con altre due dedicate all’ambulatorio di Roccatederighi. "Un monte ore – dice lo Spi Cgil – decisamente inadeguato a soddisfare i bisogni di assistenza dei residenti nei due paesi, buona parte dei quali, oltretutto, sono anziani o molto in là con l’età".
"Oramai il disservizio si protrae da troppo tempo – sottolinea Olinto Bartalucci, responsabile del settore sociosanitario per la segreteria provinciale dello Spi – e questo costituisce un problema enorme in termini di ricaduta sociale. Del resto non possiamo non constatare come l’azienda gestisca la mobilità dei medici sul territorio in una logica burocratica, che garantisce più le scelte dei medici che il diritto dei cittadini all’assistenza".