Maria Vittoria Gaviano
Cronaca

Fine vita, legge che fa discutere. Molti d’accordo con la Regione. “L’ultima parola sia la nostra”

Lunedì prossimo la discussione del testo presentato dal governo della Toscana. I grossetani intervistati sono sostanzialmente d’accordo: “Anche se l’argomento è delicato”

Sul fine vita la parola ai grossetani, il testo di legge lunedì all’esame della Regione

Sul fine vita la parola ai grossetani, il testo di legge lunedì all’esame della Regione

Grosseto, 8 febbraio 2025 – Chi decide sul fine vita? Dopo l’alt dei vescovi arrivato in consiglio regionale in merito alla legge toscana sul suicidio medicalmente assistito i pensieri dei cittadini sembrano accomunarsi su un argomento così delicato e controverso. “Sono favorevole - dice Massimo di Raimondo - quando ci sono dei casi irreversibili, chi può dirmi se posso decidere o meno della mia vita? Tutti impediscono che una persona sia libera su questa decisione, magistrati e vescovi. E’ un problema sociale da risolvere a livello legislativo, non politico. Le leggi regionali ovviamente sono subalterne a quelle nazionali, c’è una gerarchia delle fonti del diritto, perciò è normale che ci sia una vera divisione, anche politica. Facciamo un referendum allora, dovrebbe intervenire lo Stato. Con tutte le cautele possibili, il suicidio assistito deve essere un diritto e nessuno può intromettersi su una decisione strettamente legata all’individuo. Passa tutto dalla coscienza delle persone, è un retaggio ancestrale della nostra chiesa, e dello stato Vaticano che ci blocca. Già un suicidio è un calvario, non può essere subordinato dalla decisione altrui, che vogliono entrare nella coscienza di chi ha una qualità della vita assurda. Oltretutto in questo modo, con disagi e costi sono costretti a volare in Svizzera. Bisogna cambiare. Se la Regione può essere un segnale, ben venga”. “E’ un argomento delicato che scuote le coscienze - dichiara Lina Casini - siamo in un paese dove prevale la religione cattolica e il fine vita è estremamente discusso. Sono favorevole perché sono persone che portano con loro una sofferenza enorme e per salvaguardare la loro dignità è una strada da percorrere”. “Sono a favore - afferma Alessia Ghirlandini - facendo parte della comunità scientifica, penso che il nostro compito come ricercatori sia di migliorare la qualità di vita delle persone, trattandole con dignità. Vorrei che fosse presa di più in considerazione la volontà del paziente sovrastando qualsiasi decisione, istituzionale e politica. C’è bisogno di fare una distinzione fra eutanasia e suicidio medicalmente assistito, che sono ben diverse ma hanno un punto di vista comune. Si può riflettere sulla bioetica : una concezione può essere laica o religiosa. Dal punto di vista laico le persone riflettono sul concetto della vita degna di essere vissuta. La legge ci è venuta in contro perché esiste il consenso informato, dove si mette il paziente al centro delle cure diventando un soggetto e lui può avere capacità decisionale. Da porre sotto attenzione anche il testamento biologico ossia direttive anticipate di trattamento dove consentono di esprimere al paziente la propria volontà e di farla valere nel caso ci sia un’incapacità permanente”.