REDAZIONE GROSSETO

Francesco Alberti e la scoperta dell’oro "degli stolti"

Quanti da piccoli, guardando un particolare minerale giallo e luccicante, hanno sperato per un attimo che fosse oro. Lo stesso pensiero coglie Francesco Alberti. Siamo a Gavorrano nel 1898, e Francesco passeggia con alcuni amici nei boschi, quando nota il luccichio di piccoli cristalli color giallo rossastro su alcune rocce che sbucano dal terreno. Non credendo ai suoi occhi, torna sul posto armato di pala e piccone e, dopo ore di scavo, il luccichio si manifesta nella sua interezza.

Alberti chiede il parere ad un amico geologo, il massetano Bernardino Lotti, ingegnere capo all’Ufficio geologico di Roma. Purtroppo si tratta di pirite, detta "l’oro degli stolti", per il differente valore e l’ingannevole somiglianza con l’originale. Considerato che dalla pirite si produce comunque acido solforico, Lotti propone di organizzare l’estrazione del minerale in forma industriale e contatta la ditta Praga di Roma, che istituisce la Società mineraria di Gavorrano, assumendo lo stesso Alberti. Dopo alcuni anni la concessione passa alla Società Unioni Pirite, poi ceduta alla Montecatini, industria fondata a Firenze nel 1888. Parte quindi l’attività della miniera di Gavorrano, che verrà chiusa per esaurimento nel 1984, ma si dimostrerà una fonte di reddito e benessere per molte famiglie in un secolo di storia maremmana.

Rossano Marzocchi