SCARLINO (Grosseto)
Era un via libera atteso da tutti. Soprattutto dai lavoratori che, mese dopo mese, vedevano la possibilità di tornare operativi come una chimera. Il Consiglio comunale di Scarlino ha infatti approvato all’unanimità la variante urbanistica per lo stoccaggio permanente dei gessi rossi con inserimento del terreno nel patrimonio comunale nella zona dell’ex "bacino fanghi Solmine". Un terreno che sarà soggetto ad alienazione e la vendita progressiva per lotti attraverso una procedura pubblica alla Venator, la multinazionale che sta cercando una soluzione per lo scarto della lavorazione del biossido di titanio che viene prodotto al Casone. La nuova discarica, il cui costo di realizzazione si aggira intorno ai tre milioni di euro, potrà garantire il recepimento dei fanghi di risulta del biossido di titanio per non più di tre anni. Periodo entro il quale tutti si augurano che Venator possa avere il via libera per utilizzare la grande discarica dell’ex cava della Vallina, che si trova a Filare di Gavorrano.
"Questa variante – dice Francesca Travison, sindaca di Scarlino – si spiega dal Comune –, consentirà a Venator di avere uno spazio dove depositare i gessi rossi in attesa del progetto della Vallina". Dieci i lotti di terreno messi in vendita, tutti accanto alla fabbrica. "La vendita – prosegue Travison – sarà divisa in sette lotti, nella speranza che la nuova area per lo stoccaggio alla Vallina sia pronta quanto prima. Durante la compravendita dei terreni sarà anche concordato un equo ristoro a tonnellata depositata nel terreno venduto". Ma non sono mancate le richieste di chiarimento. Una arriva da Monica Faenzi (capogruppo di Scarlino Futura) che ha chiesto spiegazioni sulla falda che non è "isolata da un precedente inquinamento". Tuona Roberto Barocci, leader degli ambientalisti: "Sembra una barzelletta. In quel sito sono depositate migliaia di tonnellate di ceneri di pirite alla fine ricoperte con terra. E le falde idriche in transito sono inquinate da arsenico, piombo, zinco, manganese".