
L'operazione dei carabinieri
Grosseto, 16 marzo 2021 - Ci saranno domani gli interrogatori di garanzia per le persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta sul giro di prostituzione, droga e trans che ha sconquassato la città di Follonica proprio nell’ultimo weekend. Sarà il giudice per le indagini preliminari, Marco Mezzaluna, che venerdì aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, a decidere l’immediato futuro dei tre indagati. Aziza Essat, 40 anni, il marito Nicola Bergamini, (quest’ultimo ai domiciliari) e difesi dall’avvocato Loredana Luiso e Fabio Scatena (legale Franco Ciullini), che invece è in carcere a Massa Marittima, dovranno rispondere di diverse accuse nell’indagine portata avanti dal pubblico ministero Giampaolo Melchionna. Un filone a luci rosse che era iniziato a seguito di diverse denunce presentate da alcuni cittadini follonichesi, diventati bersaglio di accuse su presunti incontri, poi ripresi da telecamere nascoste, con trans e prostitute.
Filmati, ma anche cellulari e tablet, che adesso sono al setaccio dei carabinieri che devono ancora fare piena luce sul giro di soldi e prostituzione che sarebbe iniziato ormai da qualche mese sia nella cittadina del Golfo ma che ha avuto ramificazioni anche a Grosseto. Sarebbero decine i follonichesi e turisti (soprattutto d’estate) che sono "caduti" nella rete del terzetto che deve rispondere di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Da quello che è emerso pare che sarebbero oltre 200 i filmati che la Procura dovrà scandagliare, trovati in tutti i dispositivi elettronici che sono stati sequestrati ai tre. La donna diceva anche alle prostitute e ai trans come posizionarsi durante gli atti sessuali così che i clienti venissero ripresi e fossero poi facilmente riconoscibili. Da quello che ha ricostruito il giudice, la coppia e l’uomo, avrebbero iniziato a lavorare insieme dividendosi poi il territorio quando gli affari sono iniziati a diventare consistenti. Il ruolo di Scatena era quello chiave: era lui infatti, secondo la Procura, che accompagnava i trans e le prostitute a Grosseto per "lavorare" in appartamenti che lui stesso procurava e poi pagava. Non è ancora emerso, anche se il pm Melchionna ci sta lavorando, il reato di estorsione che per il momento non avrebbe riscontri. Si ipotizza però che i tre, dopo aver ripreso di nascosto, tramite telecamere installate sul muro, alcuni clienti con trans e prostitute, potessero chiedere dei soldi per il loro silenzio. Ed è proprio su questo ultimo reato che la Procura di Grosseto sta cercando di fare piena luce perchè il modus operandi dei tre indagati venga alla luce soprattutto nei confronti dei "clienti". Per il momento infatti nessuno ha denunciato di aver pagato dopo aver usufruito di quelle prestazioni. Ma le indagini proseguono. Matteo Alfieri