REDAZIONE GROSSETO

Gli allenamenti (anche finti) con la bicicletta per trasportare i documenti dentro al telaio

Potendosi spostare senza insospettire nessuno con la scusa delle corse diventò un corriere prezioso.

Gli allenamenti (anche finti) con la bicicletta per trasportare i documenti dentro al telaio

Nel 1943 l’arcivescovo di Firenze Elia Della Costa, vecchio amico di Bartali, contattò il rabbino di Firenze Nathan Cassuto, per tentare di salvare gli ebrei, ospitandoli in conventi e monasteri della sua diocesi. Non solo: informò Bartali del suo piano, chiedendogli aiuto, trasportando documenti e foto falsi nel telaio della sua bicicletta. La rete clandestina prese nome di Delasem (Delegazione per l’Assistenza degli Emigrati Ebrei). Bartali conosceva alla perfezione le strade intorno a Firenze che percorreva per allenarsi…o fingendo di farlo. Ai posti di blocco nessuno avrebbe osato fermare il campione e comunque Gino avrebbe impedito che qualcuno toccasse la sua bicicletta, quella del campione, che non poteva essere smontata né manomessa.

Da Firenze Bartali si recava ad Assisi, dove i documenti venivano contraffatti, ripetendo il tragitto più volte. La devozione del campione alla Chiesa giustificava i continui incontri con i religiosi della zona per le consegne di quei documenti d’identità. Nell’autunno del 1943 Bartali fu addirittura arrestato dalla polizia fascista. Si temeva che finisse nelle mani del comandante Mario Carità, noto per la sua spietatezza. Fortunatamente, però, nessuno controllò la sua bicicletta e Gino fu rilasciato.