
di Luca Mantiglioni
La sicurezza del Presidente della Repubblica dipende da loro, dai Carabinieri Corazzieri, e in questo momento storico deve essere motivo d’orgoglio anche per la Maremma, perché al comando di questo Corpo speciale che segue la massima carica dello Stato dal XIV° secolo dal gennaio 2019 c’è Luciano Magrini, Generale di Brigata, pitiglianese doc.
Generale, qual è l’organizzazione del Reggimento?
"Da oltre 150 anni il Reggimento Corazzieri è un’unità speciale dell’Arma dei Carabinieri costituita nella Presidenza della Repubblica e posta sotto la sua alta Autorità. Responsabilità primaria del nostro plurisecolare Corpo è la guardia d’onore e la sicurezza ravvicinata del Presidente della Repubblica nonché la sicurezza delle residenze presidenziali".
Quali sono gli organici?
"Il Reggimento conta circa 200 unità complessive, tra Ufficiali, Marescialli, Brigadieri, Appuntati e Corazzieri e 50 cavalli. Se solo si considera che i servizi di vigilanza, sicurezza e protezione nella sede presidenziale vengono svolti 24 ore su 24 e si immaginano le quotidiane necessità logistiche, addestrative e burocratiche di una realtà operativa come la nostra, si fa presto a capire che l’efficienza di questo Reparto poggia su un fondamento ineludibile: il Corazziere deve saper fare tutto e lo deve saper fare bene".
Quali sono di norma i servizi di maggiore complessità?
"Sia per gli aspetti di sicurezza che di alta rappresentanza ciò che ci mette maggiormente alla prova sono senza dubbio i grandi eventi. Avvenimenti come il ricevimento svoltosi al Quirinale in occasione del G20 dell’ottobre scorso, con oltre trenta Autorità, tra Capi di Stato e di Governo e altre personalità partecipanti al Vertice o una cerimonia d’insediamento del Presidente, come quella del 3 febbraio scorso, richiedono uno sforzo organizzativo ed esecutivo straordinario sotto entrambi i profili. Complessi sono poi i servizi che si svolgono lontano da Roma, laddove per celebrare una ricorrenza importante, una Prefettura o una caserma devono diventare, per la durata dell’evento, un piccolo Quirinale, con la cura di tutti i dettagli di sicurezza".
I Carabinieri Corazzieri seguono il Presidente anche nelle sue uscite istituzionali in Italia e all’estero?
"Sul territorio nazionale gli impegni ufficiali del Presidente prevedono quasi sempre la presenza dei Corazzieri. Li troviamo in un auditorium, in un’aula o in una chiesa. È più rara la nostra presenza all’estero. La sicurezza e la protezione del Capo dello Stato in territorio straniero sono compito del Paese ospite, ma talvolta, un’esigenza speciale di rappresentanza può richiedere un intervento dei Corazzieri. Mi vengono in mente le deposizioni di corona del Presidente Napolitano, nel 2008, al sacrario dei caduti di El Alamein, e quella del Presidente Ciampi a Ground Zero, nel 2003".
C’è un episodio curioso o che comunque ricorda in maniera particolare?
"Nei miei tre anni di comando del Reggimento Corazzieri ho vissuto tanti momenti toccanti, ma due di essi hanno un posto d’eccezione nel mio cuore e nella mia mente. Il primo risale al 25 aprile 2020. Il Paese era in lockdown e il Presidente, sull’Altare della Patria, come da tradizione ma con sentimenti ancor più speciali, depose in occasione del 75° anniversario della Liberazione, una corona d’alloro al Milite Ignoto. Per la prima volta nella storia, però, il Vittoriano non vide né la cornice dei Corazzieri in Gran Gala né la presenza delle Alte cariche istituzionali e delle consuete rappresentanze civili e militari. Come da speciale protocollo di quel giorno ricevetti e salutai militarmente il Presidente, alla base del monumento. Poi, preceduto solo dai due Corazzieri che portavano la corona, il Presidente raggiunse l’Altare per la cerimonia: una scena forte, impressionante, significativa che rese palpabile la gravità di quei giorni e il dolore di migliaia di famiglie. Il secondo ricordo è recente ed è un momento di orgoglio e fierezza. Il 19 gennaio di quest’anno abbiamo rinnovato il drappo, ormai logoro, del nostro Stendardo, concessoci dal Presidente Sandro Pertini nel 1978. Lo Stendardo non è solo il più alto simbolo del Reparto, lo stendardo è il Reparto, poiché ne sintetizza quel meraviglioso concetto di unità e spirito di corpo che solo chi è militare può sentire. La solennità e l’emozione che ho condiviso coi miei uomini non sono in grado di trasmetterle a parole ma vi assicuro che dentro me hanno la forma nitida e precisa dell’orgoglio e il colore fulgido della fierezza".
Generale, quali legami ha ancora con la Maremma?
"Sono nato a Pitigliano 53 anni fa e sono cresciuto fino all’età di 19 anni a Castell’Ottieri, frazione del comune di Sorano. La mia famiglia d’origine, la mia gioventù, i miei studi, mia moglie sono tutti pilastri della mia vita che poggiano sulla bellissima terra di Maremma. I miei tre figli hanno poi vissuto parte della loro infanzia a Grosseto ed è lì che torno quando gli impegni di servizio me lo consentono. Si sa: la vita dell’Ufficiale dei Carabinieri è una vita girovaga durante la quale ci si può affezionare a luoghi diversi da quelli delle proprie origini ma quello con la Maremma per me più che un legame è un vero e proprio cordone ombelicale".