Nicola Ciuffoletti
Cronaca

Produzione grano duro, “se non aumentiamo il prezzo, molte aziende rischiano di chiudere”

Il presidente di Confagricoltura Grosseto, Attilio Tocchi, pone l’attenzione sul pericolo di perdere una coltura di qualità come il cereale maremmano: “Non penalizzare gli imprenditori ma premiarli”

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Attilio Tocchi (Confagricoltura)

Grosseto, 30 ottobre 2024 – “Se non aumentiamo il prezzo del grano duro molte aziende maremmane rischiano concretamente di chiudere i battenti”. L’appello del presidente di Confagricoltura Grosseto, Attilio Tocchi, non lascia spazio alle interpretazioni e pone l’attenzione sul pericolo di perdere una produzione di elevata qualità come il cereale maremmano. “Dobbiamo premiare i nostri produttori di grano duro – afferma con forza Attilio Tocchi – non penalizzarli come è accaduto anche per il 2024, con una diminuzione del prezzo all’origine del 20%, e un autoapprovvigionamento dei produttori di pasta che scende al di sotto del 50%”.

Per Confagricoltura è fondamentale riportare l’attenzione sulla necessità di un’indispensabile tutela e rafforzamento della filiera, a partire dal riconoscere un prezzo più equo a chi sta investendo come gli agricoltori maremmani e dal cui lavoro emerge un prodotto che per caratteristiche è qualitativamente eccellente e con i tenori proteici tra i più alti d’Italia. “Per mantenere questa immagine e tale reputazione – continua nella sua riflessione il presidente di Confagricoltura Grosseto – è quanto mai necessario il rafforzamento della intera filiera e far conoscere maggiormente le prerogative di questo prodotto. Una strada non semplice a causa del clima che influisce sui raccolti di grano duro , della ridotta capacità ben lontana dal soddisfare l’industria di trasformazione”.

Per Tocchi però una cosa è certa. “Non si può mettere a repentaglio la stabilità economica dei produttori – spiega il presidente provinciale di Confagricoltura – attraendoli nel 2022 con un prezzo al quintale di 48 euro, si fanno fare loro investimenti, per poi portarne il prezzo a 27 euro nel giro di due anni”. È un sistema, quello attuale, che non può andare avanti e in questo contesto le aziende rischiano di crollare sotto il peso dell’aumento dei costi a fronte di una diminuzione dei ricavi. È anche per questo motivo che Confagricoltura nazionale ha inteso operare nella direzione di rafforzamento della intera filiera, andando ad agire in modo aggregato su più fronti, a partire dalla gestione del rischio. Confagricoltura e UnionFood hanno stretto a riguardo un accordo che mira anche a far tornare il tasso di autoapprovvigionamento ai livelli più alti, con una produzione ad elevato standard qualitativo.

“Come Confagricoltura – conclude il presidente Tocchi – riteniamo che si debbano adottare tutte quelle misure che riducano al minimo l’impatto delle restrizioni ambientali, per evitare che gli agricoltori siano costretti a rinunciare a parte delle loro attività o a ridurre ancora la produzione”. L’obiettivo insomma è trovare un equilibrio tra le esigenze ambientali promosse dalla Pac e la sostenibilità economica delle aziende agricole, per garantire la continuità del settore senza compromettere i progressi verso una produzione più verde.