
I lavori che resistono. Corradi e l’arte del tappezziere per automobili
Taglia, incolla e cuci per dare una seconda vita. L’auto, il mezzo per antonomasia più utilizzato, si usura facilmente ,soprattutto gli interni. Chi pone rimedio a quelle ammaccature e quei pezzi che si rovinano? Il mestiere del tappezziere esiste ancora? Oggi è difficile trovare chi aggiusta la tappezzeria,forse fra qualche anno sarà proprio impossibile. In una traversa di via de’ Barberi, in via Paganini, a due passi dal centro storico, c’è un piccolo negozio dove gli interni delle automobili ritornano a vivere. All’interno della bottega c’è un istituzione, un maestro che da nuova vita alle tappezzerie delle auto, Carlo Corradi. Un uomo contraddistinto da l’umiltà e sorriso, che non fa mai mancare ai suoi clienti. Un punto di riferimento per la nostra città e per tutti i suoi amici in pensione, perché dentro la bottega è sempre un via vai di persone. Perché Carlo, dentro quella bottega non è mai solo.
Carlo come si è avvicinato all’arte della tappezzeria?
" Ho cominciato come apprendista seguendo le orme di mio padre. Ma a fine Ottocento mio nonno, Corrado Corradi aprì una selleria in piazza Duomo, sotto al Palazzo dei Priori, poi demolito. All’epoca il mezzo utilizzato per spostarsi erano i cavalli, quindi erano molto richieste le selle. E poi perché siamo terra di butteri. Dopo nonno Corrado, subentrarono i tre figli Alfonso, Luigi e Oreste. Babbo Alfonso aprì la tappezzeria in via Cadorna, con l’arrivo delle macchine".
E poi?
"Siamo subentrati io e mio fratello Guido. Dopo, abbiamo aperto la bottega attuale nel 1964. Poi è arrivata lei, la catastrofe. L’alluvione, due anni dopo l’apertura, nel 1966 si è portata via tutto. Lavoro e morale".
E dopo l’alluvione?
"È stata tosta, il negozio era vuoto. Inoltre abbiamo passato anche un forte momento di crisi perché le macchine vennero restituite indietro e furono date nuove. Ma ricordo con piacere quando superò il cancello del mio negozio un bel maggiolone, a cui ho rifatto cappotta e tappezzeria. Ma il bello doveva ancora venire. L’inaspettato. Era di Marcello, figlio di Domenico Modugno, che venne con la moglie. Custodisco con me, quei momenti passati insieme a cantare. Lavorai anche due macchine americane di Bulgari".
Era più facile lavorare la tappezzeria delle auto di alcuni anni fa o di quelle di ultima gnerazione?
"Senza dubbi la tappezzeria di anni fa era più semplice. Ora è più difficile, le macchine attuali sono complesse. Basta pensare alla presenza degli airbag nei sedili, la plastica intorno e i cavi. Hanno anche materiali diversi, più sottili e si rompono subito. Poi c’è un dramma. I padiglioni interni,dopo 10 anni cadono tutti. Ne riparo almeno 2 a settimana. Le macchine nuove hanno problemi nelle fiancate e pannelli, mentre con le auto vecchie i problemi nascono nelle cinghie sotto il sedile".
Quanto tempo impiega per questi lavori?
"Un giorno per il padiglione mentre per 4 pannelli serve un giorno e mezzo. Ci vuole tempo e passione. Mai furia. Si vede subito quando il lavoro è fatto male, le scuciture saltano all’occhio.
Che futuro spera per il negozio, si è avvicinato qualche giovane?
"No mai, non è un lavoro facile. Bisogna lavorare dieci ore al giorno, questo è l’artigianato affinché la bottega renda. Il tempo lo impieghi anche nel dialogo con i clienti. Vogliono avere soddisfazione e soprattutto tengono alla loro automobile. Il mio desiderio è trovare un coppia, che peraltro sto cercando da qualche anno, a cui lasciare il negozio e tramandare il mestiere". La tappezzeria, che non vuole trovare nuova vita ma un nuovo ‘Carlo’,è sempre lì, con mille tessuti, fili per cucire pronti ad accogliere le mani di un futuro amante dell’artigianato.
Maria Vittoria Gaviano