"I leoni di Kari" di Paola Fabiani

Domani a Grosseto, Paola Fabiani presenterà il suo ultimo romanzo "Le cronache di Dora Mattei. I leoni di Kari" al Museo di Storia Naturale. La storia si svolge a Roma nel 1953, con la giornalista Dora Mattei coinvolta in un mistero archeologico. Fabiani, medico e scrittrice, ha già pubblicato diversi lavori letterari e ricevuto premi prestigiosi.

"I leoni di Kari" di Paola Fabiani

Domani a Grosseto, Paola Fabiani presenterà il suo ultimo romanzo "Le cronache di Dora Mattei. I leoni di Kari" al Museo di Storia Naturale. La storia si svolge a Roma nel 1953, con la giornalista Dora Mattei coinvolta in un mistero archeologico. Fabiani, medico e scrittrice, ha già pubblicato diversi lavori letterari e ricevuto premi prestigiosi.

Domani alle 17 nel Museo di Storia naturale verrà presentato l’ultimo romanzo di Paola Fabiani (nella foto) "Le cronache di Dora Mattei. I leoni di Kari"; dialogherà con l’autrice Paolo Bastianini, vicepresidente della Società Dante Alighieri nel Comitato di Grosseto.

La storia narrata si svolge a Roma, durante l’estate del 1953 quando, nel corso di una visita guidata al Museo archeologico di Trastevere, viene rinvenuto il cadavere del guardiano notturno accanto alla teca di vetro contenente il tesoro di una giovane principessa etrusca. La giornalista Dora Mattei, presente fra i visitatori, si trova così per prima su questa notizia ed incontra il commissario Bruno Donati, responsabile delle indagini, per approfondire i fatti strani, apparentemente inspiegabili che circondano l’accaduto.

Paola Fabiani, nata a Manciano, è medico di professione e svolge anche missioni umanitarie venendo a contatto con realtà difficili. E’ inoltre scrittrice e da molti dei suoi lavori letterari ha tratto sceneggiature cinematografiche. Nel 2014 sono state edite cinque delle sue favole. Nel 2018 è uscito il suo primo romanzo "Luna piena sulla rocca Stachilagi", nel 2022 "Le cronache di Dora Mattei. La rosa rosso cremisi", nel 2023 "Forlena", vincitore del Fiorino d’Argento al Premio Firenze dello stesso anno.