
Federico Capponi
SANTA FIORAIl Gruppo GranTerre con 1,5 miliari di fatturato e circa 2200 dipendenti conta trai suoi 18 stabilimenti produttivi anche uno sull’Amiata. Si trova a Bagnore, nel comune di Santa Fiora, qui ci lavorano circa 70 lavoratori ed è qui che è presente una linea di produzione dedicata ai Teneroni. Circa un anno e mezzo fa la proprietà aveva presentato ai sindacati l’esigenza di trasferire questa linea di produzione in un altro stabilimento, convertendo dunque lo spazio amiatino a un’altra produzione. A questo proposito lo stabilimento di Bagnore sarà oggetto di un importante intervento di ristrutturazione e circa la metà dei dipendenti saranno messi in cassa integrazione. Da una parte dunque ci sono delle rassicurazioni rappresentate dal piano aziendale, dall’altra c’è preoccupazione per tutti quei dipendenti interinali che potrebbero essere esclusi dagli ammortizzatori sociali. "Quando si spostano le linee di produzione -spiega Federico Capponi, segretario regionale di Uila – una ristrutturazione è fondamentale e in questo caso il gruppo ha presentato un piano aziendale che ci dà fiducia. Rimaniamo però a guardare attentamente sulla cassa integrazione che riguarderà circa 40 dipendenti, anche perché si preannuncia abbastanza lunga". Un aspetto nuovo che si innesta in questo percorso intrapreso da GranTerre è quello dell’introduzione dei dazi introdotti da Donald Trump. "Circa un anno e mezzo fa –conclude Capponi – la proprietà dello stabilimento ci hanno presentato il piano quando c’era una situazione di economia mondiale diversa da quella di oggi, alla luce dei nuovi dazi la preoccupazione cresce". In attesa di conoscere cosa sarà prodotto a Bagnore rimane ad oggi il rammarico per l’Amiata di aver perso la peculiarità di un’altra produzione di qualità. Anche di fronte alle decisioni, legittime di GranTerre, quella cioè di spostare un’importante linea di produzione dall’Amiata ad un altro stabilimento, torna d’attualità la necessità di ammodernare le vie di comunicazione che collegano il Monte Amiata alle principali arterie viarie, due su tutte la Cassia e la Due Mari. E’ evidente che allo stato attuale produrre sull’Amiata e distribuire il prodotto in tutta Italia non è competitivo, servono vie di comunicazione più snelle in grado di facilitare non penalizzare i trasporti su gomma. A tal proposito il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha speso parole più che rassicuranti. I soldi per migliorare i collegamenti dell’Amiata con il resto della provincia ci sono, adesso servono tempi rapidissimi.
N.C.