REDAZIONE GROSSETO

Il baseball perde una leggenda. Addio a Harry Chappas. Era l’interbase dei sogni

Il Bbc scommise su quel piccolo giocatore: era alto 160 centimetri. Ma aveva giocato in Major. In due anni scrisse pagine indelebili del batti e corri maremmano. Aveva 66 anni .

Il baseball grossetano perde un’altra stella: Harry Chappas se n’è andato a Coral Springs, in Florida. Nella casa dove viveva dal giorno dopo che chiuse con il baseball. "Sto cercando di dimenticarmelo. È stato come un incubo" disse in un intervista di qualche anno fa. L’indimenticabile interbase del Bbc Grosseto è stato ucciso dal cancro a 66 anni. Arrivò in Maremma in una primavera del 1984. Quando scese dall’aereo e arrivò allo Jannella furono in molti a stropicciarsi gli occhi. Non tanto per quel guanto sopraffino e per quel giro di mazza incredibile. Quanto per la sua altezza. E’ stato infatti il giocatore di baseball più basso della storia della Major League: era infatti alto, 5 piedi e 3 pollici, in pratica 160 centimetri. Per 76 volte indossò la casacca dei Chicago White Sox in tre stagioni (dal 1978 al 1980) e divenne una star nonostante la statura tanto che gli valse la copertina di Sport Illustrated (fu immortalato nel box di battuta durante lo spring training del 1979). La carriera di baseball professionista di Chappas iniziò con gli Indianapolis Clowns, la Negro League. Ma le sue "mani" lo portarono presto tra i grandi: firmò con i White Sox nel 1976 come sesta scelta. Oltre alla Major per lui tanti anni trascorsi tra il Triplo e il Doppio A con Chicago, Montreal e Atlanta. Fu il Bbc Grosseto a scommettere su di lui: nel 1984 fece faville: in 77 partite chiuse a .364 colpendo anche 13 fuoricampo. Nel 1985 fece un brutto incidente in moto a Castiglione (era l’allenatore giocatore del Jolly Roger) e si ruppe una gamba. Per lui fu la fine del baseball giocato. Migliaia gli aneddoti degli appassionati su quel ragazzo sempre sorridente che fece esplodere la passione per il baseball a Grosseto grazie a giocate funamboliche. "Il primo allenamento lo fece con i jeans appena arrivato in città - ricorda l’ex dirigente Maurizio Chegai - Capimmo subito che era una persona speciale".

Matteo Alfieri