"Il diavolo in corpo". Benedetta non punibile: "Totalmente incapace di intendere e volere"

La madre uccisa a botte a Istia d’Ombrone nel giugno scorso. Dalla perizia è emerso che la cinquantenne è tuttora pericolosa. Adesso sarà messa in una struttura psichiatrica protetta e curata.

Benedetta Marzocchi, la donna indagata di aver ucciso a calci e pugni la madre

Benedetta Marzocchi, la donna indagata di aver ucciso a calci e pugni la madre

Incapacità totale di intendere e volere. E pericolosità sociale. E di conseguenza non punibile. Benedetta Marzocchi, (la donna di 50 anni indagata di aver ucciso a calci e pugni la madre, Giuseppina De Francesco di 74 anni, nella loro villa a Istia d’Ombrone l’8 giugno scorso), rimarrà per il momento nel reparto femminile psichiatrico del carcere di Sollicciano. In attesa che venga trovata una struttura dove dovrà scontare una misura di sicurezza proseguendo tutte le terapie farmacologiche. Si è chiusa al Tribunale di Grosseto l’udienza di incidente probatorio che si è svolta nell’aula del giudice per le indagini preliminari, Cecilia Balsamo. Due le domande che il sostituto procuratore che coordina le indagini, Giampaolo Melchionna, aveva posto al neuropsichiatra Romano Fabbrizzi nel quesito consegnato durante il conferimento dell’incarico. Se la donna era cosciente quando ha ucciso la madre e se è pericolosa socialmente. Ci sono voluti due mesi di tempo, ma alla fine la questione è stata dipanata: Benedetta quando ha ucciso la madre a calci e pugni nella loro villa "I Renai" a Istia non era cosciente. E dentro questo odio profondo che l’ha portata ad uccidere la donna che l’aveva generata c’era un grave disagio che l’accompagnava da sempre: ovvero un ossessione maniacale nei confronti di Satana e del "male", che l’avrebbe spinta ad ucciderla come per "liberarla".

Ma anche per "liberarsi" da quel disagio profondo che gli ha fatto commettere un atto così atroce. E’ stata infatti lei a raccontare, durante le indagini, che quel raptus di follia le sarebbe scaturito perché la madre era "posseduta da Satana" e aveva "Il diavolo dentro". E che si è scagliata contro di lei per tirare fuori il male che nascondeva dopo una discussione futile che però a lei deve essere sembrata molto grave. Adesso dunque, con i tasselli che sono andati tutti al loro posto, come aveva ipotizzato il sostituto procuratore Giampaolo Melchionna pochi giorni dopo quell’efferato omicidio, si aprirà il processo. Dopo la chiusura indagini e il rinvio a giudizio, però, la 50enne che dalla fine di giugno è in cura nel reparto psichiatrico femminile del carcere di Sollicciano a Firenze, verrà assolta per totale infermità mentale e trasportata in una struttura dove potrà scontare la misura di sicurezza proseguendo tutte le terapie farmacologiche. Benedetta, dopo una discussione notturna con la madre, aggredì l’anziana "spingendola" verso uno specchio, che fu trovato in frantumi e poi la uccise a calci e pugni quando ormai la donna aveva perso conoscenza fino ad ucciderla. Tutto questo per un raptus di follia.

Furono i Ris, il reparto investigativo dei carabinieri, a dipanare la matassa: prima di tutto non furono trovati nella casa e nelle sue pertinenze alcun materiale diverso da quello delle due donne, confutando subito la tesi di Benedetta Marzocchi che, inizialmente, aveva accusato due uomini incappucciati di essere entrati nella villa e di aver ucciso sua madre per commettere una rapina. Decisivo fu anche il ritrovamento sotto le unghie della madre uccisa, lembi di pelle della figlia. La madre la graffiò alle gambe, come ultima speranza di fermare quella furia omicida.

Matteo Alfieri