CAPALBIO (Grosseto)
Non pone come motivo di opposizione “la bellezza della Maremma“, convinto com’è che ci siano ragioni meno bucoliche e più strutturate per opporsi o almeno arginare l’assalto delle rinnovabili. Gianfranco Chelini, sindaco di Capalbio, l’incantevole Piccola Atene, ultimo comune a sud della provincia di Grosseto, ha convinzioni che si basano su dati di fatto incontrovertibili.
Sindaco, lei ha dato parere sfavorevole al progetto di Aiem Green che propone l’installazione di 89mila pannelli fotovoltaici tra Albinia e Fonteblanda?
"Sì. Come del resto a tutti i grandi impianti, eolici o fotovoltaici, proposti sul territorio maremmano. Anche quelli che non riguardano direttamente il territorio da me amministrato, ma che ci insistono in un modo o in un altro. Non possiamo voltarci dall’altra parte e dire “non mi riguarda“".
Quindi contrario alle energie rinnovabili?
"Ma no. Sono contrario al proliferare di mega impianti proposti o autorizzati in un territorio che già di per se’ è più che a posto quanto a obiettivi sulle rinnovabili".
Cioe?
"La Maremma tutta produce già il 160% di energia rinnovabile, certo grazie anche alla geotermia, gli obiettivi posti dal governo sono del 50%. Quindi, in provincia di Grosseto, ne produciamo il 110% in più. Perché? Non mi si potrà dire che siamo un distretto energivoro, come invece ne esistono nel nord della regione. Quindi perché dobbiamo essere territorio di sfruttamento per le rinnovabili per poi esportare l’energia prodotta, magari anche in altre regioni?".
Favorevole, invece, a installazioni più ridotte?
"Certo che sì. Se piccole aziende, imprese, propongono l’installazione di 40-50 pannelli a beneficio della propria attività, e che non siano impattanti con il territorio circostante, perché no? Questo non va contro l’idea di Maremma a prevalente vocazione turistica e agricola. Anzi. Può aiutare a frenare la dispersione dei giovani che non trovano possibilità di rimanere sul proprio territorio. Vede, alla fine la questione reale è che si devono permettere impianti compatibili con il modello di sviluppo di questa terra. Che non è certo a carattere industriale, essendo tra le meno dotate in Toscana a livello infrastrutturale".
Cri. Ru.