
Sabato il tradizionale appuntamento con la Festa della donna, tra riflessioni ed eventi
GROSSETOLa donna? Beh, é l’altra metà del cielo. Lo diceva Vasco Rossi ed é proprio vero. Sabato è la sua festa: l’8 marzo. Mimose, piante, fiori, bigliettini solo per un giorno, ma è questo il reale significato della festa? Cosa ne pensano i grossetani? "Onore alle donne – afferma Enzo Nannini – La vedo bene, è la figura trainante della famiglia. Da questo episodio ne è nata una festa, è comunque sempre un momento per ricordare. Ma il rispetto c’è sempre. Bene che festeggino, bene per i ristoratori se hanno persone che escono in più per festeggiare. Io e mia moglie insieme ricordiamo l’anniversario ad esempio. Se vuole, l’8 marzo, lo festeggia lei con le sue amiche. In Italia la donna è diventata predominante sull’uomo, ma nel mondo non è sempre così: in alcune zone sono ancora discriminate. Si dice che la donna è stata creata dalla costola di un uomo? Credo che sia una banalità. La donna è più caratteriale rispetto all’uomo, anche fisicamente. Ci battono. Viva le donne, viva la mamma, le figlie e la moglie". "Le donne vanno festeggiate tutti i giorni - dichiara Gabriele Scovaventi - non solo per le ricorrenze. Non mi piace proprio quando escono fuori i fiori. Sarebbe bello se fosse meno materialista questa ricorrenza, se non fosse solo per regalare un fiore ma per passarci del tempo insieme. Le donne sono essenziali, perché hanno la testa che non abbiamo noi uomini su come si sta al mondo. A livello di piccolezze, di vita se non ci fossero loro sarei perso. Il giorno della festa della donna non celebro mamma perché donna, va festeggiata sempre". "Il giorno dopo è il mio onomastico quindi festeggio dopo - sottolinea Francesca Bini - non basta una festa, non basta un giorno all’anno. La figura della donna è centrale, è la parte forte dell’umanità. È colei che dà la vita, porta in pancia un figlio nove mesi. Una mamma nasce quando sa di essere incinta, un babbo quando lo prende in braccio. Può barcollare una donna, ma non molla. Negli anni ’60 c’era più disparità, ad oggi non ha senso festeggiare la festa della donna. Ci siamo accorti che va festeggiata tutti i giorni dell’anno, come mamma, moglie o come entità a sé. Porto la mimosa alle mie figlie ma perché sono ancora piccole. Voglio che la festa delle donne sia 365 giorni l’anno. Negli anni ’90 quando ero ragazza si festeggiava ancora ma perché non c’era tutto ciò che è successo poi, c’era meno informazione"."Più che una ricorrenza - conclude Vera Santoro - la interpreto come un giorno fondamentale di cui far memoria dopo una serie di eventi e lotte che sono tutt’altro che ’festa’. Tutto ciò che ho avuto la possibilità di fare fino a ora (trasferirmi a 19 anni in una nuova città completamente da sola, studiare all’università, lavorare, viaggiare da sola). È dovuto a chi si è battuto per la conquista di questi diritti. Non era scontato per le nostre nonne avere queste grandi opportunità e soprattutto non era scontato che una donna venisse rappresentata nella società. Il giorno in se’ non tendo a festeggiarlo, mi sento in dovere di ringraziare le grandi donne che fanno parte della mia vita, ma senza l’obbligo di regalar loro la mimosa. Cerco di renderle omaggio nel quotidiano attraverso il mio lavoro, l’infermiera, per quanto sia aperto al pubblico maschile rimane una professione in gran parte rappresentata da donne. Lo faccio dentro la cabina elettorale. E in questi ultimi mesi lo faccio portando in grembo un bambino, un maschio. Gli insegnerò il rispetto per le donne e quanto possano essere forti, è una grande responsabilità crescere un figlio maschio in questa società dove la violenza sulle donne è un fatto di cronaca quotidiana ma sono sicura che ci riuscirò. Dopotutto accanto a me c’è un grande uomo che a sua volta ha ricevuto un ottimo esempio dalle donne della sua famiglia". Maria Vittoria Gaviano