CRISTINA RUFINI
Cronaca

Il giorno di Schettino. Oggi si decide sulla semilibertà. I parenti delle vittime: resti dentro

La protesta di alcune famiglie: "Non deve lasciare il carcere, merita 32 ergastoli". Il comandante della nave naufragata al Giglio era stato condannato a 16 anni e un mese di reclusione.

La protesta di alcune famiglie: "Non deve lasciare il carcere, merita 32 ergastoli". Il comandante della nave naufragata al Giglio era stato condannato a 16 anni e un mese di reclusione.

La protesta di alcune famiglie: "Non deve lasciare il carcere, merita 32 ergastoli". Il comandante della nave naufragata al Giglio era stato condannato a 16 anni e un mese di reclusione.

Il dolore, la rabbia, il vuoto per chi quella maledetta notte di gennaio ha perso un figlio, una moglie, un fratello un amico non cambia. Si è anestetizzato in 13 anni, ma basta poco, nei parenti, per tornare a quella notte. Al 13 gennaio 2012 quando il naufragio della Costa Concordia inghiottì 32 vite e ne segnò più di quattromila. E ai giorni, le settimane, i mesi trascorsi a sperare che i propri cari definiti dispersi non si trasformassero in vittime, ma sopravvissuti. Basta poco appunto. Come l’udienza prevista per oggi al Tribunale di Sorveglianza di Roma, dove si discute l’ultima decisione per concedere o meno la semilibertà a Francesco Schettino, che di quella nave era il comandante, condannato a 16 anni e un mese di reclusione, a maggio 2017, per omicidio colposo plurimo, abbandono della nave, naufragio e lesioni colpose plurime. Sette anni e mezzo dopo il suo ingresso nel carcere di Rebibbia, potrebbe essergli concesso di lasciarlo regolarmente.

Schettino beneficia attualmente di 45 giorni all’anno di permessi ottenuti grazie alla buona condotta. Tre anni fa aveva ottenuto la possibilità di lavorare in carcere e gli era stato affidato il compito di contribuire alla digitalizzazione dei documenti giudiziari della strage di Ustica e della strage di via Fani a Roma, con il sequestro e l’omicidio dello statista dc Aldo Moro. Altre volte invece ha potuto far visita all’anziana madre.

L’istanza, presentata dall’attuale legale che lo assiste, l’avvocato Paola Astarita, è già stata discussa in tre precedenti udienze. Oggi, con Schettino presente in video collegamento dal carcere, potrebbe esserci la decisione. Poche le parole del legale: "Quello che possiamo fare – ha dichiarato – è aspettare con fiducia. E che non vinca Schettino, ma il diritto". A fronte di questa richiesta legittima, ci sono i sentimenti dei parenti delle vittime. Accomunati dal dolore, ma con sfumature diverse. C’è chi vorrebbe non fosse concessa la semilibertà, come Giovanni Girolamo, padre di Giuseppe, il giovane batterista che quella notte lasciò salire sulla scialuppa una mamma, la palermitana Antonella Bologna e i suoi bambini, per poi non riuscire più a mettersi in salvo. "Non deve tornare libero, ma avere 32 ergastoli", tanti quanti le vittime.

Ma c’è anche chi, pur non riuscendo a perdonarlo, si rimette alla decisione del Tribunale. "Non cambierà nulla per me – sottolinea Elio Vincenzi, che nel naufragio ha perso la moglie Maria Grazia Trecarichi, penultimo corpo ad essere recuperato – e sono anche convinto che le responsabilità di Schettino siano inconfutabili, ma non siano state le uniche quella sera. Molti gli errori anche di altri, del timoniere. Della compagnia di navigazione. A lui non perdono tutte le bugie che ha detto dopo. Ma se dovrà avere o meno la semilibertà non posso essere io a dirlo. Posso solo far presente che lui ha avuto sedici anni, io sono stato condannato all’ergastolo. Perché mia moglie, i cui resti mi sono stati riconsegnati in due momenti distinti, una prima parte nel 2013 e gli altri a dicembre 2014, con uno strazio che potete immaginare, non tornerà comunque vada".

Per poi aggiungere: "Sono riuscito a non sbattere la testa contro il muro – prosegue Vincenzi – per mia figlia Stefania, lei una sopravvissuta del naufragio, e per i miei cagnolini. Altrimenti non so come sarebbe andata a finire. In casa, c’è ancora l’albero di Natale che aveva allestito Maria Grazia, a dicembre del 2011, il suo ultimo Natale. Quando partì per la crociera mi disse che lo avrebbe sfatto lei al ritorno. È ancora qui con me". "Il dolore per la perdita di mio fratello – dice Kevin Rebello, fratello di Russell, uno dei camerieri della Concordia – rimane. Ma non spetta a me un giudizio su Schettino o sulla semilibertà".