REDAZIONE GROSSETO

Il Pci non molla la presa "Andremo in Procura"

Fedeli: "Ci appelliamo al prefetto e ricorreremo nelle sedi opportune contro gli atti approvati dal Comune che oltraggiano la memoria di tutti".

Il Pci non molla la presa "Andremo in Procura"

"Il Pci era presente al presidio sotto il comune di Grosseto e ha ribadito che gli atti che hanno portato all’intitolazione di via Almirante rappresentano un oltraggio alla Costituzione per un territorio che ha visto il caporione missino tra gli attori principali e responsabile delle stragi e degli eccidi che si sono consumati anche in provincia di Grosseto". Inizia così Luciano Fedeli della segreteria provinciale del Pci."La sua attività politica durante il regime fascista è nota e scritta nelle pagine di una storia che lo ha persino visto come fautore e sostenitore delle leggi razziali essendo segretario e redattore della rivista "la difesa della razza" sulla quale scrisse nel 1942 "Il razzismo ha da essere cibo di tutti" – aggiunge Fedeli – Intitolare quindi, in nome di una falsa pacificazione, una via a chi si è reso protagonisti di tali fatti e spudoratamente si è messo dalla parte del fascismo, della Repubblica Sociale e, nel dopoguerra, ha continuato la sua attività politica in questa direzione è un’offesa ai valori e ai principi della nostra Costituzione. Dobbiamo dire No a via Almirante in nome degli 83 minatori trucidati a Niccioleta, di Norma Parenti, dei morti di Maiano Lavacchio e degli altri civili caduti sotto il fascismo, per non ucciderli ancora e calpestare il loro sacrificio". Per questi motivi "ci appelliamo al Prefetto di Grosseto e ricorreremo nelle sedi opportune contro gli atti approvati dal Comune che oltraggiano non solo Grosseto, tutta la Provincia e offendono la memoria – chiude Fedeli – Non si può agire in nome della sovranità del popolo quando si calpestano i valori fondanti la nostra Repubblica". "Trovo la scelta della maggioranza in Consiglio comunale a Grosseto gravissima e sbagliata”. A dichiararlo è l’assessora regionale con delega alla Cultura della Memoria Alessandra Nardini. "È una scelta pericolosa, che manda un messaggio inaccettabile, ossia che furono tutti uguali: chi si oppose al nazifascismo e chi, invece, sostenne quel regime di oppressione e morte. Non è pacificazione, è parificazione e cancellazione della verità storica, delle responsabilità storiche".