Il saluto di Salvetti: "Siate persone prima che medici. Io ci sarò sempre"

Va in pensione dopo 43 anni il decano dei medici di famiglia grossetani "La mia missione? Insegnare e formare. Un consiglio vale più di una visita. La telemedicina mi fa paura: c’è bisogno del contatto umano".

Il saluto di Salvetti: "Siate persone prima che medici. Io ci sarò sempre"

Il saluto di Salvetti: "Siate persone prima che medici. Io ci sarò sempre"

La prima volta che aprì la porta dell’ambulatorio in via Matteotti era il 23 giugno del 1980. Dopo 43 anni, Andrea Salvetti, storico medico grossetano, è andato in pensione. Oncologo, coordinatore Aft (aggregazione funzionale territoriale) e segretario regionale del Simg (Società Italiana di medicina Generale), ma soprattutto "formatore" di nuovi medici. Sì, perchè Andrea Salvetti, di togliersi il camice, non ha assolutamente voglia. Una specie di missione lo accompagna da sempre, oltre a quella di aver accudito e curato migliaia di pazienti. Che lo hanno visto (e lo vedono tuttora) come un punto di riferimento imprescindibile. Lui vuole insegnare, formare. Non solo a diventare buoni medici, ma soprattutto persone. A cui affidarsi per un conforto, un consiglio. Anche solo una parola. Andrea Salvetti sente ancora di non aver finito il suo "lavoro". Gli si legge negli occhi.

Dopo 43 anni di professione, oggi, quali sono gli obiettivi?

"La professione non si lascia mai. Mi ricordo come fosse ieri il primo giorno. In mezzo ci sono state esperienze, di tutti i tipi. Che mi hanno permesso di capire tante cose. Ecco perchè ho ancora tanto da fare: mi sento spesso con i miei vecchi pazienti, che non abbandonerò mai. In questi anni ho assistito tante persone con patologie gravi e meno gravi. A tutti ho cercato di dare conforto, aiuto, sostegno. Soprattutto ho accompagnato quelli con le forme incurabili. Per me nessuno di loro è stato un numero: ma un nome e un cognome".

Si dedicherà alla formazione, dunque.

"Non sono andato via. Lascio in buone mani tutti i miei 1800 grossetani che potranno continuare a contare su di me. Chiunque mi chiamerà sarò in grado di rispondere".

La sanità ha molti problemi.

"E’ vero. Il mio appello è quello che rimanga pubblica e che tutte le persone possano avere la possibilità di curarsi. Bisogna poi anche ricordarsi che se gli ospedali sono affollati e ci sono medici e infermieri in difficoltà, anche i medici di famiglia in silenzio continuano a fare il loro lavoro con i pazienti".

Che ne pensa della telemedicina?

"Mi fa paura. Non si può visitare dietro uno schermo, c’è bisogno del contatto umano, di guardarsi negli occhi. Le malattie non hanno schemi precisi e target. Questa intelligenza artificiale deve essere guidata dall’uomo. Quindi serve un processo formativo con le società scientifiche. E la figura del medico di famiglia non può che rimanere centrale". Andrea Salvetti, quindi, come si vede tra qualche tempo?

"Mi piace sciare. Magari andrò a fare qualche partita di tennis con il mio amico Morando Grechi. Ma soprattutto continuerò con la mia didattica formativa a Pisa, Siena, Firenze. Insegnando ciò che gelosamente alcuni predecessori non ci hanno voluto tramandare".

Matteo Alfieri